Shanghai, 7 lug. - Il marchio Carlo Carmagnini Leather è all'Expo di Shanghai grazie al progetto "Pinocchio World Urban Concept". Come è nata la collaborazione con il progetto promosso dagli architetti Anzilotti, Baldi e Benedettini?
Carlo Carmagnini: I primi contatti sono avvenuti a Firenze, mentre i tre architetti del progetto stavano cercando delle 'eccellenze' nel settore della pelletteria. La mia azienda è tra le poche rimaste a produrre e commercializzare prodotti in pelle nel territorio di Firenze; inoltre, trattando numerosi prodotti della tradizione pellettiera fiorentina, siamo sembrati dei soggetti idonei per la partecipazione a quest'evento. Non nascondo che quando ci è stato proposto di partecipare all'Expo di Shanghai, assieme ad una grande soddisfazione, c'era anche un buona dose di tensione. Ci siamo impegnati a fondo per prepararci alla manifestazione e ne è valsa la pena. In questi primi giorni di permanenza a Shanghai, ho riscontrato il forte interesse e il vivo entusiasmo dei visitatori cinesi nel vedere me e il nostro artigiano Paolo Console al lavoro all'interno della "Bottega di Mastro Geppetto".
La "Bottega di Mastro Geppetto": il laboratorio "The Making of", al pian terreno del Padiglione Italia, trasformato in un laboratorio ispirato alla favola di Pinocchio. Quali prodotti della vostra produzione è possibile vedere nascere dal vivo?
C.C: Qui a Shanghai è possibile assistere alla produzione del "Tacco", ovvero un piccolo portamonete. L'abbiamo scelto per una duplice ragione: perché rimanda ad un episodio della favola di Pinocchio, e perché rappresenta uno dei più celebri prodotti dell'artigianato fiorentino, realizzato già secoli fa dai monaci della Certosa di Firenze. La lavorazione del "Tacco" parte dalla messa in forma (una forma di legno) del cuoio bagnato (un cuoio pregiato conciato al vegetale con tannino di castagno, senza prodotti sintetici), che viene successivamente colorato con colori ad acqua, per essere infine bussettato con un piccolo strumento che cicatrizza la pelle rendendole una lucidità e una bellezza unica ma anche funzionale. Il "Tacco" che è possibile vedere nel laboratorio del Padiglione reca l'immagine del burattino dal lungo naso: l'immagine viene prima impressa con un punzone a caldo e poi dipinta. Oltre al "Tacco", sono esposte alcune altre nostre produzioni, ad esempio le ceste intrecciate.
Veniamo alla vostra produzione: ci descrive le linee che la costituiscono e caratterizzano? Quali sono i punti di forza della vostra azienda?
Eva Carmagnini: Tra le nostre produzioni tradizionali ci sono il cuoio artistico fiorentino e la "treccia". Sin dalla fondazione della nostra azienda – che risale al 1974 – mio marito ha puntato alla qualità e alla funzionalità del prodotto, dedicando grande attenzione alla selezione del pellame, alla concia della pelle e al design. La sua filosofia è partire da materiali di prima qualità, lavorarli secondo la vecchia tradizione artigiana fiorentina e modellarli secondo progetti di design studiati nei minimi dettagli. Attualmente, i nostri prodotti intrecciati fanno la parte del leone. A differenza di altri grandi marchi italiani che propongono una treccia monocromatica, noi abbiamo optato per una produzione multicolore e per un aggiornamento continuo delle combinazioni. Inoltre, abbiamo proposto nuovi tipi di pellame, come il capretto tibetano; e abbiamo interpretato in nuove colorazioni sgargianti tradizionali pellami come il cervo. La scommessa è fare innovazione nei tre aspetti della qualità del pellame, della concia della pelle e del design del prodotto. Con una certa soddisfazione possiamo affermare di averla vinta. Oltre al mercato italiano, stiamo andando forte anche su quello giapponese, che contribuisce per ben il 90% alle nostre vendite. La clientela giapponese ha particolarmente gradito e apprezzato questa nostra filosofia. Recentemente stiamo inoltre ampliando la linea maschile. Abbiamo introdotto le pelletterie per le nuove tecnologie, come i telefonini di ultima generazione e gli e-book. Innovazione e tradizione, per un cliente dai gusti ricercati e raffinati che è al passo con i tempi.
Il mercato giapponese, una 'spugna' per la vostra produzione. Da quando siete presenti in Giappone? Quali altri vostri prodotti sono gettonati nel Paese del Sol Levante?
C.C: Siamo in Giappone già da circa vent' anni; a Tokyo abbiamo una show-room, l'unico nostro punto vendita all'estero. Il consumatore giapponese è un consumatore sofisticato, che ha già conosciuto e comprato le 'grandi firme' e che ora trova più appagamento nell'acquistare un 'manufatto ben fatto', un oggetto unico, di qualità, espressione di grande artigianalità, per il quale è disposto a pagare un prezzo molto alto. Limitatamente alle nostre produzioni, oltre alla linea intrecciata, vendiamo molto bene il cameo. Lo proponiamo con cornice oro 18 carati come bottone gioiello, a chiusura di borse e portafogli.
Da quanto ha affermato capisco che non siete ancora entrati nel mercato cinese. La Cina vi interessa?
C.C: Naturalmente, saremo anacronisti se pensassimo di ignorare un mercato come quello cinese, in cui il numero dei ricchi è in crescita. Una delle ragioni per cui siamo presenti a Shanghai è proprio farci conoscere in Cina e tessere qualche contatto in loco nella speranza di cominciare a vendere anche qui.
Quale sarebbe il vostro consumatore tipo?
C.C: Il nostro consumatore apparterrebbe alla borghesia medio-alta. Proponiamo un prodotto di qualità, che ha costi molto ridimensionati rispetto a quelli delle 'grandi firme', ma che comunque ha un certo valore, relazionato alla qualità dei materiali e della lavorazione 100% artigianale. Il nostro cliente sarebbe inoltre un consumatore raffinato e consapevole, non un modaiolo; l'acquisto sarebbe motivato dalla qualità del prodotto.
Torniamo al progetto "Pinocchio World Urban Concept". Qualora il progetto decollasse, avete altre idee in cantiere per ampliare la linea tematica?
E.C: Sì. Stiamo già lavorando a tre linee, che desidereremmo presentare alla fiera Mipel di marzo e lanciare nella collezione autunno-inverno 2011. In cantiere un tipo di pellame che assomiglia al legno, realizzato con una stampa digitale; delle borse tematiche con il burattino dal lungo naso e infine una stampa a fumetto. A fianco di queste tre linee, qualora il progetto decollasse, lanceremo probabilmente una linea di abbigliamento, settore a cui ci dedichiamo già da tempo e in cui abbiamo una certa esperienza, come testimonia la cravatta in pelle che abbiamo preparato per questa trasferta shanghaiese.
In generale, quali progetti per il futuro?
C.C: Ci piacerebbe riuscire a penetrare il mercato cinese. Ma nel farlo, desideriamo mantenere come imperativo categorico l'artigianalità e la produzione "Made in Florence". Per quest'aspetto, l'unica criticità è che oggi è difficile trovare dei giovani disposti a dedicarsi a questo lavoro, che richiede tanta passione e costanza.
di Giulia Ziggiotti
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