L'abitudine sembra sovrapporsi, dopo un po', all'emozione dei primi viaggi in treno in Cina. Sì, perché prendere il treno che vuoi tu, a volte, può essere difficile. Non tanto salirci con il proprio bagaglio, quanto il primo passo che ci separa dal viaggio: comprare il biglietto. Non per tutte le mete, ovviamente, ma alcune tra le più gettonate. Si sa, i cinesi sono viaggiatori, gli spostamenti interni coinvolgono decine di milioni di persone, e per comprare i biglietti più economici verso numerose località, bisogna affrettarsi. Per tale treno, si può cominciare ad acquistare il biglietto di tale giorno, a partire solamente da tale ora: se quelli più veloci di te sono tanti, e la Cina corre – eccome – rischi di non trovarlo. Cosa fare in tal caso? Comprare i sedili di prima classe, "ruanzuo", o se la meta è molto lontana, le cuccette di prima classe, "ruanwo", spendendo molto più di quanto avessi preventivato. Ma questa volta non voglio correre rischi: alle sette di mattina arrivo in biglietteria, il ragazzo che sorride mi conosce, sa che voglio viaggiare, comprare altri biglietti, vedere altri posti, spostarmi. Destinazione: Shanghai. Ce l'ho fatta. Finalmente si parte, tra tre giorni alla stazione, prendo lo zaino, due notti tra andata e ritorno in treno, due nella città che ho visto così tante volte e dove gli amici mi aspettano. Biglietto in mano, i controlli passati, qualche sgomitata a causa della ressa, e mi accomodo nella mia cuccetta di seconda classe. Lì, cosa vedo? Un altro
viaggiatore, uno di quei tanti milioni che si spostano, un fortunato anche lui che può dormire su un letto per poche centinaia di yuan, che sta già mangiando. In effetti, è ora di cena, io stesso ho preso l'abitudine di consumare presto i miei pasti, e ho una certa fame. Ma non faccio in tempo a iniziare: il mio compagno mi guarda, senza dirmi nulla. Conosco la curiosità dei cinesi. Sento che lui mi guarda e vuole parlare con me, lo percepisco: allora poggio sul tavolino la porzione di riso appena comprata sul treno e attacco bottone. Anche lui si sorprende che io sappia parlare cinese, e dopo che ha saputo che sono italiano, il primo discorso che intraprendiamo è il calcio. No, no, Juventus e Milan adesso non vincono da molto il campionato, è l'Inter, oggi, a dominare. Bravo, Totti, poi Del Piero...no, no, Messi è del Barcellona! Ma davvero sei di Shanghai? Io non vado per lavoro, solamente un po' di vacanza, un paio di giorni. No, no, grazie, i miei amici mi aspettano, non c'è bisogno che mi accompagni. Grazie, il baijiu (la grappa cinese) mi piace, ma oggi ho un po' di mal di testa. E la notte passa, e le ore da solo sembrano più veloci: viaggiare in Cina, no, non mi stancherà mai.
di Gabriele Tola.
Gabriele Tola è un sinologo e giornalista.
La rubrica "Lettere dalla Cina" ospita gli interventi di giovani italiani che vivono e lavorano in Cina, offrendo spunti di vita quotidiana e riflessioni originali. Andrea Bernardi, Corrado Gotti Tedeschi, Elisa Ferrero e Gianluca Morgese.