Il notaio cinese fa parte dell'é lite e lavora in società
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Il notaio cinese fa parte dell'é lite e lavora in società

Il notaio cinese fa parte dell'é lite e lavora in società

A confronto con il modello latino
di lettura
di Antonello Cherchi
Sono circa 12mila, hanno un'età media tra 40 e 50 anni, lavorano quantomeno in tandem o comunque in forma associata, ne trovi almeno uno in ciascuno dei 3mila distretti in cui sono suddivise le 31 province, insieme arrivano a firmare dieci milioni di atti l'anno, di cui tre milioni interessano affari da concludere all'estero. Il graduale passaggio a un'economia di mercato, con il moderato riconoscimento della proprietà privata, sancita con una modifica costituzionale nel 2004, ha trasformato anche la Cina in terra di notai.
In tasca non hanno più il libretto rosso di Mao, ma il codice del notariato, entrato in vigore il 1° marzo di quattro anni fa, ultimo passo del cambio di abito di una professione che fino agli anni ottanta era monopolio dei dipendenti pubblici. Il codice ha, invece, prescritto che per accedere alla professione e iscriversi all'albo si abbia prima conseguito la laurea in giurisprudenza e poi si sia superato un esame di Stato.
«Un esame difficile. Ancora più improbo di quello per diventare giudice o avvocato. A cui poi bisogna aggiungere due anni di pratica» racconta Wang Jian, 46enne direttore del dipartimento degli affari legali dell'associazione del notariato cinese. Wang Jian ha in tasca una laurea in giurisprudenza, ma non è un notaio. È, però, lui il capofila della delegazione di notai cinesi che è in Italia da una settimana per capire il funzionamento dei nostri pubblici registri. Un incontro organizzato dal ministero degli esteri, dal notariato nostrano e dalla guardia di finanza e che ieri ha conosciuto la giornata finale.
Perché i cinesi hanno deciso di sposare il punto di vista del notariato latino, quello che vede il notaio come intermediario tra cittadini e pubblica amministrazione e che è diffuso in 77 paesi, compreso il nostro. Nella Cina della transizione c'è, dunque, bisogno di una figura che certifichi gli atti. Perché al catasto, inutile quando tutto era dello Stato, e agli altri registri pubblici necessari per comprovare l'esistenza di un titolo di proprietà da parte di un qualsiasi cittadino, ci si sta pensando.
Intanto c'è il notaio, a cui il privato si può rivolgere per ottenere un atto che attesti l'autenticità e legittimità di un negozio giuridico, di un documento o di un fatto. «Con l'intensificarsi negli ultimi anni dei rapporti bilaterali, anche le imprese italiane – spiega Wang Jian – si rivolgono sempre di più ai notai. Per esempio, quelle del settore automobilistico e dei piccoli elettrodomestici».
Anche per questo i notai stanno aumentando. Per quanto il numero sia programmato in base alle esigenze della popolazione e allo sviluppo economico, gli spazi di crescita ci sono e vanno di pari passo con l'intensificarsi dell'economia di mercato. Basti pensare che in Italia ci sono 4.600 notai per una popolazione di 60 milioni, e nella Repubblica popolare, 12mila circa per 1,3 miliardi di persone.
Eppoi, c'è il fatto che la professione sta diventando ambita. Perché presenta margini di autonomia e consente di trattenere per sé buona parte dei compensi, incassati applicando un tariffario statale. Quale sia il reddito medio rimane, però, un mistero. Wang Jian fa sfoggio della cordialità orientale per non rispondere. Ma nelle grandi città e nei distretti industriali, gli studi – o istituzioni notarili, come li chiama il codice cinese – non hanno nulla da invidiare a quelli dei più affermati professionisti nostrani.
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12mila
È il numero dei notai cinesi, arrivati alla professione dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, aver superato un esame di Stato e aver successivamente svolto un tirocinio di due anni
3.035
Sono le istituzioni notarili, come le chiama il codice del notariato cinese, che devono essere formate da minimo due professionisti. L'attività può essere, infatti, esercitata solo in forma associata. Praticamente, c'è un'istituzione notarile in ognuno dei 3mila distretti in cui si dividono le 31 province cinesi
10 milioni
È il numero di atti rogati complessivamente ogni anno dai notai cinesi

21/04/2010
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