Il Nord Est ritrova fiducia ma il lavoro resta al palo
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Il Nord Est ritrova fiducia ma il lavoro resta al palo

Il Nord Est ritrova fiducia ma il lavoro resta al palo

DOSSIER - L'economia in Italia
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Ci sono indicatori e indicatori. E quando la semplice osservazione del quotidiano coincide con i sondaggi sulle aspettative e sulla fiducia, allora vuol dire che le cose, economicamente parlando, vanno finalmente meglio per le imprese. Per dire che il peggio è passato Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza e gran patron vitivinicolo, utilizza anche l'immagine retorica - ma efficace - della convivialità: «Un anno e mezzo fa i ristoranti erano quasi vuoti. Oggi sono più che mezzo pieni».
Questo per dire, come ha evidenziato un'indagine di Confindustria Padova e Fondazione Nord Est, che secondo due terzi delle imprese di zona la ripresa dell'attività produttiva, iniziata nel 2010, continuerà anche quest'anno. Sarà «lenta e modesta», secondo la maggior parte delle oltre 300 aziende intervistate, anche se i due aggettivi tradiscono una componente scaramantica.
Dal Nord Est, dunque, qualcosa di nuovo, almeno negli umori, che come sappiamo sono importantissimi per la sostenibilità della crescita, la ripartenza degli investimenti e dell'occupazione.
L'avamposto italiano sui mercati internazionali ha ripreso a esportare a buon ritmo e quasi metà (45,6%) delle imprese padovane chiuderà il bilancio 2010 con un fatturato in aumento. La schiera degli ottimisti (ma cauti) risulta maggiore nel metalmeccanico (82% rispetto al 77,9% degli altri comparti) che avrebbe agganciato la robusta crescita tedesca e quella spettacolare degli emergenti ormai emersi, Cina e India in testa. Con la Germania, però, non tutti i conti tornano. Pur restando il primo partner economico-commerciale dell'area, il suo peso relativo si sta riducendo: «Dobbiamo capire bene quanto delle tradizionali forniture nordestine della meccanica ai grandi gruppi tedeschi ci viene sottratta, ad esempio, dai nuovi player cinesi», si chiede Alessandro Vardanega, presidente di Unindustria Treviso. Sarà probabilmente il rompicapo dei prossimi mesi, salvo magari ritrovare in Cina e India e Brasile e Russia, un po' di beni strumentali made in Italy al seguito dei colossi tedeschi.
«Le imprese hanno reagito, hanno saputo riorganizzarsi e integrarsi in filiere lunghe», dice Massimo Pavin, nuovo presidente degli industriali di Padova. Per queste, continua, l'attività è ripartita nel 2010, grazie a un afflusso accelerato di nuovi ordini, specie dall'estero, e il ritorno di mercati importanti come Stati Uniti e Russia, con un +24 e +18,5% nei primi nove mesi, nonché Cina e India (rispettivamente +26% e 61,3%). «C'è ancora parecchia strada da fare - avverte - poiché siamo ancora 13 punti sotto i livelli pre-crisi, ma i numeri di oggi autorizzano a un cauto ottimismo. La ripresa può avere prospettive di continuità e crescere d'intensità se sarà adeguatamente accompagnata».
Un'azienda che sintetizza bene la "capacità di rimbalzo" nordestina nei confronti delle avversità congiunturali del biennio 2008-2009, è la Green Box di Piove di Sacco. Produttrice di sistemi di raffreddamento e controllo della temperatura nell'ambito dei processi industriali, 14 milioni di fatturato di cui il 75% all'export, ha visto quasi dimezzarsi le vendite nel periodo. Ciononostante, non ha fatto marcia indietro su un importante investimento previsto da tempo: «Tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009 - racconta il presidente e amministratore delegato, Franco Spiandorello - abbiamo deciso di andare avanti con l'apertura di una filiale commerciale negli Stati Uniti. Probabilmente anche grazie a questa scelta, che solo da poco comincia a dare i suoi frutti, l'anno scorso abbiamo registrato un balzo del 90% del fatturato. Abbiamo recuperato quanto avevamo perduto, con tanto di interessi. E siamo riusciti ad assumere personale».
Anche se hanno dimostrato di sapersela benissimo cavare da sole, le aziende nordestine gradirebbero comunque un certo accompagnamento nella rincorsa della crescita. Sulle misure più efficaci per rendere la ripresa sostenibile, gli imprenditori padovani hanno le idee chiare: una larga maggioranza (78,3%) indica gli sgravi fiscali e contributivi sulle retribuzioni come prioritari, seguiti dalle agevolazioni, sempre fiscali, agli investimenti, e dalla disponibilità di credito per le imprese. L'inchiesta conferma inoltre che a questi livelli e a fronte di un ottimismo ancora cauto, non ci sono le precondizioni per una forte crescita dell'occupazione, che resterà stazionaria secondo il 64,1% degli intervistati.
Lo stesso Alessandro Vardanega non vuole utilizzare la parola «ripresa» per definire l'attuale ciclo economico del Nord Est, non ancora almeno: «È senza dubbio migliorato il clima, c'è maggior fiducia, gli ordini sono in crescita, ma non pronuncerei la parola magica fino a quando non avremo completamente recuperato i livelli pre-crisi». Sottolinea inoltre l'importanza del miglioramento delle aspettative, «sulle quali si potranno costruire, spero già quest'anno, le decisioni d'investimento, in modo da ripartire nel prossimo anche sul fronte occupazionale».
Le cose nel 2010 sono decisamente migliorate anche per Gianni Zonin e il suo colosso vitivinicolo. Ma come accade ormai da tempo, è dovuto andarsela a cercare altrove la crescita a doppia cifra: «Negli ultimi anni abbiamo completamente riconfigurato la nostra capacità di penetrazione sui mercati internazionali. Solo nel 2005 il fatturato era per il 65% in Italia e il 35% all'estero. Adesso l'export rappresenta il 60 per cento». L'anno scorso le vendite sono aumentate del 17%, con crescita anemica in Italia (+1,8%) e del 30% al di fuori dei patri confini.
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Territorio all'attacco
In economia il Nord Est sta già dando segnali evidenti di recupero, secondo un'indagine promossa da Confindustria Padova e Fondazione Nord Est tra oltre 300 imprese. Quasi la metà vedrà una crescita del fatturato, che sarà maggiore per le aziende di taglia più grande, mentre l'ottimismo – in genere sempre moderato –
è più diffuso nel settore della meccanica. Gli ordini sono ripartiti a doppia cifra, sull'onda della forte domanda in Cina, Russia, India, Stati Uniti e anche Germania, che resta sempre il primo mercato di riferimento dell'area. Ancora non decolla l'occupazione, per la quale bisognerà attendere un'altra ventata di fiducia tra gli imprenditori, condizione essenziale per le decisioni di investimento.
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20,2%
Le Pmi velociste in Italia abitano nel Nord Est
L'identikit delle Pmi italiane velociste (il 20,2% del totale) colloca questo tipo di imprese a Nord Est, nella categoria compresa tra 20 e 99 dipendenti. Sono molto innovatrici e fortemente internazionali, organizzate in distretti e disponibili ad aggregarsi, ma poco aperte ai capitali
Innovare coinvolgendo la filiera è importante per la maggioranza delle imprese del Nord Est. È quanto emerge dall'ultima fotografia scattata dalla Fondazione Nord Est in collaborazione con Unicredit. Per il 56,2% delle aziende dell'area occorre innovare coinvolgendo i fornitori. Per quasi il 42% degli interpellati un ruolo importante ce l'hanno i clienti, mentre la percentuale sale oltre il 48% per la figura dei consulenti

08/02/2011
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