Pechino, 06 giu. - La notte fra il 3 e il 4 giugno del 1989 furono centinaia, forse migliaia, le vittime della repressione comunista a Tian'anmen, invasa da una grande massa di studenti che chiedevano riforme e democrazia. Non è mai stato reso noto il numero ufficiale dei morti e dei feriti della repressione messa in atto anche con i carri armati.
A ventidue anni dal massacro di Tian'anmen, il mondo si mobilita per ricordare le vittime ancora ignote. Migliaia di persone sono scese in piazza a Hong Kong per chiedere al governo di Pechino di far luce sull'eccidio e compilare una lista ufficiale di chi perse la vita in quella tragica notte."Speriamo di portare in piazza almeno lo stesso numero di persone di un anno fa, se non più alto", ha spiegato Lee Cheuk-yan, presidente del Movimento patriottico democratico cinese, facendo riferimento ai 150mila manifestanti che riempirono il parco Vittoria. Quella di Hong Kong è l'unica commemorazione del massacro sul suolo cinese. "Ci aspettiamo che arrivino molti studenti o immigrati ai quali l'ultima ondata di repressione ha impedito di radunarsi e manifestare", ha continuato Lee, che, tra l'altro, è uno dei più attivi avvocati impegnati nella difesa dei diritti umani.
Oltre alle manifestazioni dell'ex colonia britannica, non sono mancati gli appelli della comunità internazionale. Stati Uniti e Taiwan hanno richiamato Pechino al rispetto dei diritti umani. "Chiediamo al governo cinese di realizzare un conteggio pubblico e quanto più esaustivo possibile delle persone uccise, incarcerate o scomparse", ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Mark Toner, che ha chiesto a Pechino di liberare tutti gli attivisti incarcerati per la loro partecipazione alle proteste di piazza del 1989, almeno cinque dei quali sono ancora oggi in prigione. "Guardando indietro agli avvenimenti di quel 4 giugno, ci auguriamo vivamente che le autorità cinesi abbiano il coraggio di intraprendere riforme politiche e promuovere lo sviluppo della libertà, democrazia, diritti umani e rispetto della legge", ha dichiarato invece il presidente di Taiwan, Ma Ying-jeou, che ha indicato il suo Paese - su cui Pechino non ha mai smesso di avanzare diritti - come modello per una nuova Cina democratica.
Immediate le reazioni di Pechino. In un messaggio diffuso dall'agenzia ufficiale Xinhua il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei, ha replicato agli Stati Uniti accusandoli di "ignorare i fatti e lanciare accuse prive di fondamento al governo cinese". "Ciò rappresenta una grave interferenza negli affari interni della Cina e nella sua sovranità giudiziaria", ha aggiunto Lei, che ha chiesto agli Usa di "abbandonare i suoi pregiudizi", sottolineando come "per le turbolenze politiche che hanno avuto luogo alla fine degli anni Ottanta, il Partito comunista e il governo hanno già tratto le loro conclusioni".
Il 22esimo anniversario dell'eccidio di Tiananmen arriva nel mezzo di una stretta repressiva del governo di Pechino, che dallo scorso febbraio, in seguito allo scoppio delle rivolte arabe, ha fatto arrestare decine di attivisti, dissidenti e avvocati difensori dei diritti umani (questo dossier). La detenzione dell'archistar Ai Weiwei è il caso più eclatante, ma non l'unico (questo dossier e questo articolo, In occasione della ricorrenza, le autorità hanno inoltre inasprito i controlli su decine di altri attivisti, a molti dei quali non è stato possibile allontanarsi da casa. "Non mi è permesso uscire oggi", ha dichiarato Zhou Duo, uno dei quattro manifestanti che il 4 giugno di 22 anni fa negoziò con la polizia lo sgombero di Piazza Tiananmen, evitando così che il massacro fosse ancora più cruento. "Sono costretto a rimanere in casa, ma digiunerò per tutto il giorno, come faccio ogni anno in questa giornata".
Misure di sicurezza inasprite anche per Zhang Xianling, una delle 'madri di Tiananmen' - per le quali la polizia aveva parlato giorni fa di primi, simbolici, risarcimenti (questo articolo), a cui è stato consentito andare a pregare sulla tomba del figlio, ma non in compagnia dei genitori delle altre vittime. "E' la prova che dopo tutti questi anni la Cina continua a limitare i diritti umani".
La Redazione
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