Il made in Italy fa squadra sull'export
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Il made in Italy fa squadra sull'export

Il made in Italy fa squadra sull'export

Internazionalizzazione. Logistica, know how, spazi e risorse in condivisione consentono anche alle Pmi l'ingresso in mercati più ampi
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Una nutrita delegazione di operatori cinesi ha girato in lungo e largo l'Italia, l'anno scorso, al seguito del consolato commerciale per conoscere i distretti italiani (e carpirne il segreto del successo). Una formula magica che i concorrenti ci invidiano e che è di grande attualità: la competitività, all'estero, si gioca fra aggregazioni di imprese e i distretti, quelli che hanno funzionato nel tempo, diventano il motore, in varie forme, dell'internazionalizzazione del made in Italy. In parte, possono fare tesoro di esperienze consolidate che nel tempo hanno mantenuto ferma la barra, resistendo alle avevrsità, per altri versi sarà invece necessario aggiornare la ricetta e imboccare altre strade.
Ne è più che convinto Carlo Tonutti, imprenditore friulano protagonista (si veda l'articolo in pagina) di una fortunata esperienza di distetto trapiantato dal Nord-Est in Russia e, soprattutto, componente della task force che in Confindustria ha lavorato al sistema delle reti d'impresa.
«Dai "vecchi distretti" si passa alle reti d'impresa con maglie allargate anche all'estero» dice Tonutti che, non a caso, è appena tornato da un viaggio di lavoro in Argentina collegato a una rete. A novembre (si veda il sito di Confindustria www.retimpresa.it) erano state costituite in Italia 181 "reti" o più precisamente contratti di rete coinvolgendo 868 imprese situate in 82 province di 19 regioni.
«Un ottimo risultato, ma per me che credo fermamente nell'internazionalizzazione - prosegue Tonutti - la novità è che queste reti possono rappresentare, aggregando partner all'estero, un ottimo volàno per insediarsi soprattutto nei paesi emergenti e riuscendo a realizzare o, meglio, a ottimizzare ciò che qui non si riesce a fare».
Ma nel futuro dei distretti, dote finanziaria permettendo, c'è anche un'altra formula, i cui elementi si possono variamente cucinare. È targata Simest, la finanziaria che supporta i progetti delle aziende italiane all'estero e si chiama Dple, vale a dire "Distretti e piattaforme logistiche all'estero". Dice Alberto Castronovo, head multilateral finance department di Simest che segue i Dple dalla culla in poi: «Nell'oil & gas è molto avanti lo sviluppo del distretto logistico-industriale nella Sez Morport Aktau di Aktau, in Kazakhstan, destinato ai trasporti internazionali di tutti i tipi di cargo: prodotti di metallo, concimi, polistirolo, petrolio, prodotti petroliferi».
Ma di che si tratta, in concreto? «L'idea è quella di costituire basi operative e di servizio in aree geo-economiche prioritarie, per assistere e amplificare la proiezione delle piccole e medie imprese sui mercati esteri, in aree del mondo considerate strategiche, spesso beneficiando delle agevolazioni previste all'interno di free economic zones, dove vengono opzionati degli spazi dedicati allo sviluppo di tutta la filiera industriale, spesso costituita da tante realtà industriali medio-piccole».
Questo tipo di programmi sono già stati avviati grazie alla collaborazione tra i vari soggetti istituzionali e fanno leva soprattutto sulla logistica distributiva e sulle infrastrutture nei mercati esteri. «Oggi la competitività scatta tra aggregazioni di imprese, attraverso l'efficienza dei sistemi logistici di cui sapranno dotarsi per approvvigionarsi e distribuire nel mercato globalizzato - aggiunge Castronovo -. Si propone di aggregare le pmi esportatrici in gruppi più ampi, per permettere loro di ottenere economie di scala e di scopo nel trasporto e nei servizi alle merci. Un aspetto collaterale è quello di irrobustire la logistica italiana. Per non parlare degli effetti sulla razionalizzazione dell'offerta o della domanda, per le importazioni strategiche, fin dal territorio italiano».
Aree distrettuali organizzate, caratterizzate da un'attività manifatturiera oppure piattaforme logistiche (per quella Genova-Tianjin si veda Il Sole 24 ore dell'8 gennaio) destinate ad attività distributiva e commerciale non fa differenza, la scelta risponde alla stessa logica. Entrambe, inoltre, possono essere potenziate da servizi in loco alle imprese: dalla disponibilità di informazioni di mercato, alle aree espositive e dimostrative, alla disponibilità di uffici e segreteria, assistenza legale, fiscale e doganale.
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LE REGIONI E I DISTRETTI
I distretti italiani di Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche ed Emilia Romagna rappresentano il 75% della realtà distrettuale italiana

5 MILIONI
L'OCCUPAZIONE
I lavoratori coinvolti nelle aree distrettuali raggiungono i 5 milioni, pari al 25% del totale degli occupati in tutti i settori italiani

40%

IL NUOVO TRIANGOLO

Lombardia, Veneto, Emilia Romagna costituiscono, da sole, il cuore distrettuale e, in pratica, quello più incline a spostarsi anche all'estero

200

IL TARGET DELLE RETI
Proprio per creare le premesse utili a favorire l'internazionalizzazione, il target delle reti di impresa è stato portato a quota 200

181

IL NETWORK

È il numero di raggruppamenti di imprese finora realizzati nel nostro Paese in base al programma lanciato da Confindustria

868

LE IMPRESE COINVOLTE

È il numero delle imprese coinvolte finora nel progetto delle varie reti costituite dal progetto lanciato da Confindustria
Cicli e motocicli
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Il progetto , in cantiere, promette bene: in un certo senso è destinato a fare da apripista nel cuore del Brasile.
«Le firme ci sono tutte - dicono in Simest – perché dopo l'esperimento molto avanzato di Aktau in Kazakhstan si è pensato di andare anche in America Latina».
Il memorandum d'intesa è stato concluso tra il ministero dello Sviluppo economico, il MiSE brasiliano, la Sovrintendenza della zona franca di Manaus (in sigla: Suframa), l'Associazione nazionale per i cicli, i motocicli e gli accessori (Ancma) e Simest, ovviamente.
Il progetto di distretto motociclistico italiano di Manaus, in Brasile, creerà le premesse per produrre made in Italy in un grande mercato e per un grande mercato emergente come il Brasile, con orizzonti anche più ampi come il Mercosur o le Americhe.
Ma anche per produrre di più in Italia. Ancam, presieduta da Pierfrancesco Caliari, ne è più che convinta. A Manaus, insieme a Simest, sarà possibile accompagnare le imprese interessate in una zona franca dove già è grande il volume di investimenti stranieri e dove l'Italia deve presto posizionarsi attraverso la creazione di un distretto di piccole e medie imprese del settore delle moto, attorno ad alcuni grandi marchi italiani.
Un fattore considerato strategico è la possibilità per le imprese italiane di produrre nel nuovo distretto beneficiando degli incentivi fiscali offerti dalla zona franca di Manaus e di assemblare in Brasile. Fattori che permettono alle nostre aziende di essere più competitive evitando di pagare il dazio del 35% sulle importazioni di prodotti finiti. Un fattore scoraggiante per chi vuol entrare nel mercato brasiliano.

L'identikit
01|IL POLO TECNOLOGICO
L'accordo con il Brasile siglato da Ancma, l'associazione dei produttori di motocicli, risale a un anno fa e prevede la creazione di un polo tecnologico delle due ruote nello Stato di Manaus, in un mercato importante e in un'area che vanta un fatturato superiore ai 30 miliardi di dollari e che produce la totalità delle motociclette brasiliane. Un mercato da 1,8 milioni di pezzi all'anno contro i 400mila italiani

Macchine agricole
Carlo Tonutti, della Tonutti spa di Remanzacco in provincia di Udine, si scalda quando rievoca i primi passi, datati 1995, del distretto delle macchine agricole di Perm, negli Urali, «dove il clima freddissimo limitava la produzione di foraggio, il lavoro veniva svolto a mano, concentrato tra aprile-agosto, senza tecniche di conservazione del prodotto in inverno. Noi lì abbiamo portato sviluppo, vincente è stata l'internazionalizzazione, cioè la produzione in loco delle macchine e l'aggregazione sia con i partner locali che le istituzioni, la Regione di Perm e le finanziarie istituzionali italiane».
Dopo la caduta del muro di Berlino, all'inizio degli anni 2000, l'Europa ha concesso aiuti alla Russia sotto forma di finanziamenti per la conversione di aziende del settore bellico.
«Nel 1995 due aziende italiane la Slam spa di Vezzano sul Crostolo (Reggio Emilia) e la Wolagri Spa di Suzzara (Mantova) produttrici di macchine agricole - continua Tonutti – hanno vinto un tender relativo a un progetto Tacis che prevedeva la conversione di una fabbrica di armi e munizioni a Perm (Regione di Perm) in una che producesse macchine agricole e hanno costituito una joint venture con due aziende russe (che avevano gli immobili e i macchinari, anche se obsoleti) e la Regione di Perm, garante istituzionale».
La Tonutti spa acquisì la Krmz, azienda diventata l'unità principale per la produzione dei tre marchi italiani, poi si è associata la Krestiansky Dom di Perm, ora la "commerciale " deldistretto. Morale: la produttività degli agricoltori è triplicata, la quantità di foraggio disponibile in inverno notevolmente aumentata.
L'identikit
01 | LE RISORSE IN CAMPO
Con un investimento di 3,5 milioni di euro in macchine utensili di ultima generazione e ad alta tecnologia è nato a metà degli anni Novanta il distretto industriale italiano delle macchine agricole in Russia. Ben 300 gli addetti, mentre la commerciale Krestiansky Dom, che ne ha 52, nel 2009 ha venduto più rotopresse (macchine per l'imballaggio del foraggio) di tutta la Russia

Automotive
La notizia è freschissima: la Piaggio ha comunicato l'intenzione di incrementare la produzione del suo stabilimento di Pune, cuore dell'insediamento italiano in India che si trova sull'asse Mumbai-Puna.
«Mumbai concentra il 5% del Pil indiano ed è la capitale finanziaria del paese. Per questo motivo - osserva Romeo Orlandi, coordinatore scientifico dell'Osservatorio Asia, Pune ha rappresentato un naturale punto di attrazione per le aziende italiane, che vi sono storicamente presenti con uffici di rappresentanza e istituzionali. Mumbai ha conosciuto, negli ultimi anni, un notevole processo di terziarizzazione anche per via degli elevati costi immobiliari e numerose aziende si sono rilocate nei distretti limitrofi e lo stesso è avvenuto per i nuovi investimenti, soprattutto quelli di grandi dimensioni».
Di ciò ha beneficiato in particolare Puna, centro da 3,5 milioni di abitanti, importante per l'industria dell'auto, e sede anche degli stabilimenti Fiat e di un polo universitario e di ricerca scientifica, noto anche per il livello relativamente alto di qualità della vita.
Continua Orlandi che al tema ha dedicato un libro (scritto con Giorgio Prodi e Sauro Mezzetti, Produrre nella terra dei servizi, edito da Il Mulino): «La nuova autostrada che ha ridotto i tempi di percorrenza ha favorito l'integrazione tra Mumbai e Puna che si è caratterizzata come centro manifatturiero, anche di pmi, in vari settori dall'ortofrutta alla meccanica. Per questo negli ultimi anni un numero crescente di imprese italiane ha effettuato investimenti produttivi sul territorio».
L'identikit
01 | VANTAGGIO LOGISTICO
Puna è sede di alcuni dei principali conglomerati del comparto meccanico operanti in India e quindi anche delle italiane, tra cui Fiat e Piaggio. Vanta una collocazione logistica eccellente, grazie alla vicinanza a Mumbai e alle sue infrastrutture portuali e aeroportuali, con un buon livello di servizi e una forte specializzazione in settori importanti per l'Italia

Tecnologie
È il fiore all'occhiello del console italiano a Shanghai, Vincenzo De Luca e la risposta concreta al fattore chiave del mercato cinese, le dimensioni sterminate del territorio: è il distretto italiano insediato nel parco tecnologico di Suzhou, nella provincia dello Jiangsu.
«Nel 2011 abbiamo lavorato molto come consolato al distretto italiano di Suzhou, soprattutto nel promuovere il raccordo tra le autorità locali della città e una nutrita comunità di affari, che ben rappresenta il meglio dei distretti industriali italiani in terra cinese», dice da Shanghai il console De Luca, il diplomatico che ha dato una forte sterzata di business alla presenza italiana in Cina, catalizzando gli attori dell'operazione. Tutt'ora è il trait d'union tra gli uffici del sindaco di Suzhou e la controparte italiana.
«C'è un modo italiano di essere in Cina - aggiunge De Luca -. Questo è un Paese che offre opportunità enormi, ma anche presenta difficoltà che da soli non è semplice risolvere, bisogna muoversi in maniera coordinata».
Il consolato è stato parte attiva, per esempio, nel risolvere i problemi dei tagli alle forniture elettriche per le aziende operanti nella provincia dello Jiangsu, permettendo di trovare un accordo tra la Provincia e le nostre aziende che devono mantenere attive le linee di produzione. Un ruolo attivo è stato riconosciuto ai dirigenti delle aziende con legami forti nel distretto. «Infine abbiamo lavorato per rafforzare ulteriormente l'identità delle aziende italiane dell'area - dice De Luca - identità sottolineata anche da eventi promozionali, l'ultimo dei quali ha visto anche la partecipazione del ministro dell'Innovazione».
L'identikit
01|PRESENZA VARIEGATA
Un centinaio di aziende italiane, in prevalenza nel settore tecnologico (ma non solo, visto che ci sono Zamperla, azienda famosa per le giostre per parchi a tema e Sabaf, che è leader nei prodotti per la sicurezza) attive in quest'area non lontana da Shanghai, nel parco tecnologico di Suzhou, nota meta turistica per la sua struttura articolata su una rete di antichi canali

16/01/2012
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