Pechino, 17 mag. – Registrano un calo gli investimenti diretti esteri in Cina il cui valore ad aprile ha raggiunto gli 8,46 miliardi di dollari, con un incremento tendenziale del 15,2%. Si tratta di un rallentamento rispetto al mese di marzo, quando gli investimenti esteri diretti erano saliti del 32,9% a 12,52 miliardi di dollari. A riferirlo è il portavoce del ministero del Commercio di Pechino Yao Jian che non ha fornito spiegazioni a riguardo. Nei primi quattro mesi del 2011 la seconda potenza economica al mondo ha attratto investimenti per 38,8 miliardi di dollari, in rialzo del 26% su base annuale. Un flusso guidato dalla prospettiva di un grosso ritorno dovuto principalmente a due fattori: il sostenuto ritmo di crescita dell'economia del Dragone e l'aspettativa di un maggiore apprezzamento dello yuan (questo dossier).
Una tendenza cui proprio il governo cinese ha cercato di mettere un freno riducendo il volume dei flussi di capitali che confluiscono nell'economia del Dragone, provata ormai da un'inflazione galoppante il cui indice dei prezzi al consumo ad aprile si è attestato al 5,3%, nettamente al di sopra dunque della soglia mensile del 4% entro la quale il premier Wen Jiabao punta a mantenerla per il 2011. E per riuscirci da mesi la Banca centrale effettua numerose operazioni per drenare l'eccessiva liquidità in circolazione nel sistema: da ottobre ad oggi People's Bank of China ha innalzato i tassi d'interesse quattro volte, mentre dal 2010 ad oggi i requisiti di riserva obbligatoria delle banche sono stati innalzati ben nove volte. I dati di aprile mostrano anche una certa efficacia dei provvedimenti adottati in questo senso, con i nuovi prestiti erogati dagli istituti di credito che registrano una flessione rispetto allo stesso mese dello scorso anno (20,8 miliardi di yuan in meno).
La Redazione
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