I big della siderurgia rilanciano sulla Cina
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I big della siderurgia rilanciano sulla Cina

I big della siderurgia rilanciano sulla Cina

Settori. Steel market outlook a Milano
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La Cina è regina dell'acciaio e con Pechino bisogna confrontarsi senza paure. É questo il pensiero che accomuna gli imprenditori del mondo siderurgico, che si sono riuniti ieri a Milano in occasione del "20° Steel market outlook" organizzato da Siderweb in collaborazione con la CdC Milano. Se dal 2000 al 2008 una crescita costante ha portato vantaggi significativi nel mercato della siderurgia, il brusco calo causato dalla crisi mondiale ha costretto a ripensare il business, «e l'unico paese a non risentirne è stato proprio la Cina – ricorda Vincenzo Crapanzano, a.d. Tenaris Dalmine – che rappresenta il 50% della produzione e del consumo mondiale di acciaio. Nei prossimi 10 anni in Europa i paesi più sviluppati cresceranno meno e la siderurgia risentirà di un eccesso di produzione dovremo esportare di più ma per riuscirci dovremo fare prodotti più complessi». Innovazione, quindi, e flessibilità per affrontare le difficoltà, come quella legata alla richiesta europea di ridurre le emissioni di Co2: «Dal 2013 ai produttori di elettricità non saranno date quote e i costi si trasferiranno sui prodotti».
«Dobbiamo renderci conto che siamo sempre meno importanti nel mondo – dice Antonio Marcegaglia, a.d. Marcegaglia Spa – dopo 25 anni (fino al '99) caratterizzati da un'elevata sovraccapacità produttiva, una domanda stagnante, prezzi bassi e performance economiche negative, l'industria siderurgica globale ha stravolto tutto». La domanda ha assorbito l'eccesso di offerta, ma si è spostata verso Est, soprattutto per la crescita della Cina che nel 2000 registrava il 18% del consumo mondiale di acciaio e oggi è arrivata al 49%. I fabbisogni di materie prime sono esplosi con conseguenti tensioni sui prezzi e spostamento del valore e del potere contrattuale a monte del ciclo. Parallelamente si è registrato un consolidamento dell'industria, a livello regionale e poi globale ad opera dei players del "nuovo mondo", che hanno esercitato un maggior controllo delle capacità produttive e disciplina nei prezzi dei prodotti. Marcegaglia osserva come nel 2008 i prodotti piani equivalgono ai lunghi con un 46% ciascuno del totale e come il settore delle costruzioni (45%) e dei beni di investimento (42%) siano i veri grandi consumatori di acciaio, specie nei paesi in via di sviluppo. Se il periodo tra il 2000 e il 2007 ha rappresentato l'avvio e il culmine della nuova "era siderurgica": «Il prossimo decennio sarà diverso» dice. É necessaria una prospettiva a lungo termine, «la liquidità nel sistema sta tornando, nel 2008-2009 non ci sono stati significativi fallimenti e alcune aree del mondo come Cina, India e Sud America hanno continuato quasi indenni a crescere».
Se il 2008 è stato il primo anno di calo della produzione globale di acciaio (-1,4%) dopo 8 anni consecutivi di aumento, nel 2010 si prevede un miglioramento (+17,2%, dopo il -7,3% del 2009). Sarà la Cina a dettare le condizioni: se a stabilire i prezzi delle materie prime erano Giappone ed Europa, ora tocca a Pechino. Quanto alla crescita dei consumi siderurgici, India, i paesi Cis, il Sud America e il Middle East potranno invece rappresentare la "nuova frontiera" del prossimo decennio.
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25/06/2010
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