Pechino, 24 giu.- Il settore manifatturiero cinese è ai livelli più bassi degli ultimi 11 mesi: lo sostiene il Purchasing Managers' Index elaborato da HSBC, l'indice sul manifatturiero "alternativo" che viene di solito pubblicato una settimana prima rispetto a quello ufficiale del governo cinese.
Il PMI è un indice basato su diversi fattori (tra cui nuovi ordini, produzione, consegne, etc.) che denota una crescita del manifatturiero quando si attesta oltre i 50 punti e al di sotto di tale soglia segnala invece un mercato in contrazione. In Cina, la statistica ufficiale viene elaborata dalla China Federation of Logistics su un campione di 820 società appartenenti a 28 settori indifferenti, mentre l'indagine di HSBC si basa su un campione di 430 società, ma viene elaborato su un campione tra l'85% e il 90% del totale.
Secondo quanto pubblicato da HSBC ieri, a giugno il PMI si attesterà a 50.1 punti, una cifra che segnala una lievissima espansione e si inoltra di pochissimo in territorio positivo, contro il risultato finale di 51.6 registrato a maggio, che segnava comunque il risultato peggiore degli ultimi 10 mesi. "La crescita delle nuove ordinazioni è calata e gli ordini per le prossime esportazioni si sono contratte a un ritmo più veloce rispetto a quello del mese scorso- si legge nel comunicato di HSBC-, mentre la produzione cresce a un tenore più lento".
Manifatturiero cinese in picchiata mese dopo mese? Secondo molti osservatori la Cina sta scontando la situazione internazionale con un calo di ordinazioni: ieri il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke ha affermato che la ripresa statunitense si sta mostrando più lenta del prevista, mentre secondo le dichiarazioni di oggi di Yoshihisa Morimoto - membro del direttivo della Banca centrale giapponese - l'aggravarsi della crisi greca sta "sprofondando nell'incertezza le prospettive della crescita globale".
La situazione interna cinese è di continua lotta contro l'inflazione: la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme - il più importante organo di pianificazione economica del governo di Pechino - aveva reso noto in un comunicato pubblicato mercoledì scorso sul suo sito che l'indice dei prezzo al consumo del mese di giugno supererà il 5.5% registrato a maggio, che segnava il livello più alto in quasi tre anni (questo articolo). In un commento non firmato pubblicato oggi sul China Securities Journal – il più autorevole quotidiano economico cinese - si sostiene che alla fine del mese l'inflazione sarà cresciuta oltre il 6% anno su anno, previsione che aumenterebbe le probabilità di un ulteriore incremento dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale di Pechino. Dall'ottobre scorso ad oggi People's Bank of China ha incrementato i tassi d'interesse ben quattro volte, mentre i requisiti di riserva obbligatoria delle banche sono stati aumentati praticamente una volta al mese dall'inizio dell'anno.
I dati di HSBC contrastano spesso con quelli di China Federation of Logistics: per sentire anche la campana ufficiale non resta che aspettare il primo di luglio, quando anche CFL pubblicherà le sue elaborazioni.
di Antonio Talia
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