GRUPPO JIHADISTA RIVENDICA ATTENTATI XINJIANG
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GRUPPO JIHADISTA RIVENDICA ATTENTATI XINJIANG

GRUPPO JIHADISTA RIVENDICA ATTENTATI XINJIANG

Politica internazionale
GRUPPO JIHADISTA RIVENDICA ATTENTATI XINJIANG
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Pechino, 9 set.- Gruppi organizzati di guerriglieri jihadisti prendono di mira la Cina: è lo scenario che emerge dopo la diffusione di un video nel quale un gruppo che si definisce "Partito Islamico del Turkestan" rivendica i recenti attacchi che hanno colpito lo Xinjiang, la provincia dell'estremo ovest cinese ai confini con l'Asia Centrale.

 

Nel video - lungo una decina di minuti e già prontamente rimosso dal web cinese - il leader del gruppo Abdul Shakoor Namla compare a viso coperto e definisce gli attentati "una vendetta contro il governo cinese". Le immagini mostrano anche Memtieli Tiliwaldi, ucciso dalla polizia negli scontri, in un campo di addestramento militare del gruppo.

 

La rivendicazione potrebbe segnare un innalzamento delle tensioni nello Xinjiang: negli ultimi anni si è assistito a periodiche esplosioni di violenza e ribellione nelle quali gruppi di uiguri - l'etnia di religione islamica e lingua turcofona che prevale nella regione - hanno mostrato tutto il loro risentimento nei confronti del governo centrale di Pechino.

 

Il 18 luglio scorso una ventina di uiguri armati ha assaltato la stazione di polizia di Hotan uccidendo quattro ostaggi, prima di essere coinvolta in uno scontro a fuoco con la polizia militare che ha provocato quattordici vittime tra le fila degli assalitori. All'inizio di agosto 14 persone sono rimaste uccise e 42 hanno subito ferite nel corso di due distinti attacchi a opera di uiguri armati di coltelli. Ed è ancora vivissimo nella memoria di tutta la Cina il ricordo dei sanguinosi scontri etnici del giugno 2009, nei quali persero la vita 184 persone. La repressione di Pechino fu rapida e inflessibile: collegamenti internet e telefonate all'estero e nel resto della Cina sospese per mesi, massiccio invio di truppe dell'Esercito di Liberazione Popolare e della Wujing, la polizia militare, quasi 1500 arresti.

 

Il "Partito Islamico del Turkestan" chiede l'indipendenza dalla Cina e, secondo gli esperti, potrebbe avere sede in Pakistan, dove alcuni dei suoi militanti avrebbero ricevuto addestramento militare dagli uomini di Al-Qaeda. Pechino, al momento, sembra voler minimizzare i contatti di questi gruppi con organizzazioni terroristiche straniere: "Mi sembra troppo presto per affermare che il gruppo sia interamente responsabile dell'intera sequenza di attacchi - ha dichiarato Li Wei, direttore del Centro Studi Antiterrorismo presso l'Istituto Cinese di Relazioni Internazionali Contemporanee -, in queste rivendicazioni spesso si mescolano falsità ad affermazioni concrete, e quindi è necessario aspettare  prima di attribuire con certezza la paternità degli attacchi a questa organizzazione. Siamo tuttavia consapevoli che gli incidenti sono in qualche modo connessi a forze separatiste straniere, quantomeno a un certo livello".

 

di Antonio Talia

 

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