Go global: l'India batterà la Cina
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Go global: l'India batterà la Cina

Go global: l'India batterà la Cina

Focus. Indagine PricewaterhouseCoopers sulla presenza all'estero al 2024 dei gruppi di una quindicina di emergenti
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Micaela Cappellini
La corsa del Dragone, si sa, è inarrivabile, inarrestabile. Però tra quindici anni il più lento Elefante si prenderà qualche soddisfazione. Perché quanto a multinazionali mandate all'estero, l'India sorpasserà la Cina: 2.219 a 2.079, abbastanza per portare New Delhi sulla vetta del mondo emergente. Il calcolo arriva dagli esperti di PricewaterhouseCoopers, che partendo dai dati del 2008 hanno fatto le proiezioni al 2024 della presenza all'estero delle aziende di una quindicina di paesi emergenti.
Le ragioni del sorpasso starebbero nel grado di apertura del paese, non nel tasso di crescita del Prodotto interno lordo: quello di Pechino viaggia e viaggerà a velocità maggiore rispetto a quello, pur sostenuto, di New Delhi. La Cina dunque, dopo anni di galoppo - tra il 2005 e il 2009 la sua presenza all'estero è balzata da 54 a 141 aziende - potrebbe rallentare il proprio ritmo di espansione oltre la Grande Muraglia. Tutto questo, si badi bene, vale per i numeri, ma non per il "peso": nulla dicono, purtroppo, i dati di Pricewaterhouse su quanto saranno grandi queste multinazionali. Se cioè a una presenza diffusa corrisponderà anche una dimensione elevata. Per gli esperti della società di consulenza, anche una sola filiale oltre confine conta come "multinazionale".
Qualcosa i calcoli dicono però sui settori verso cui le multinazionali dei paesi emergenti si rivolgeranno fra quindici anni. Ovvero: meno petrolio e metalli, più industrie ad alto valore aggiunto, a contenuto tecnologico, e più mercati di sbocco. Lo shopping cinese all'estero con l'obiettivo delle materie prime diventerà dunque meno necessario? «No, continuerà – risponde Yael Selfin, responsabile dell'area Macro Consulting di PricewaterhouseCoopers – ma occuperà una fetta minore del totale degli investimenti internazionali di Pechino».
A cambiare, rispetto a oggi, saranno poi i paesi target delle multinazionali emergenti, che guarderanno con sempre meno attenzione alle regioni confinanti e con sempre più interesse alle economie più sviluppate, Stati Uniti ed Europa in testa. Chi, fra i paesi industrializzati, saprà trarre maggior vantaggio da questo afflusso di imprese e di capitali? «In primo luogo i paesi più grandi – spiega la dottoressa Selfin – quelli cioè che per volume di popolazione possono costuituire i maggiori mercati, o che sono geograficamente confinanti con le aree più densamente abitate. In secondo luogo, quelli che sapranno offrire a queste multinazionali conoscenze di alto livello, di cui non trovano traccia in patria».
Il vantaggio competitivo starà dunque nel capitale umano altamente specializzato, prima ancora che nelle strutture di eccellenza, nei servizi o nella filiera. «Questo vale anche per i distretti industriali italiani – prosegue Selfin – che credo abbiano chance da giocarsi, purché puntino sulla conoscenza e sulla formazione di alto livello».
Dai calcoli delgi esperti Pricewaterhouse escono anche altre sorprese. La prima è che le multinazionali latinoamericane saranno le più lente a proseguire la loro avventura sui mercati internazionali. «Probabilmente rimarranno quelle dalle dimensioni maggiori – aggiunge Selfin – di certo saranno quelle meno proattive». La seconda è che il Vietnam, non certo un gigante dal punto di vista degli investimenti all'estero, vedrà la sua quota di nuove multinazionali crescere in maniera esponenziale. Il fatto che non entri nella top ten dei maggiori investitori emergenti, è solo perché la sua base di partenza è paragonabile a Davide, in mezzo a Golia quali sono la Cina, l'India o il Brasile.
Una maggiore dose di dinamismo, del resto, per Hanoi sarà cosa necessaria. La maggiore attenzione che Pechino e New Delhi sembrano destinate a sviluppare verso le economie avanzate potrebbe andare, almeno in parte, a discapito dello sviluppo di paesi proprio come il Vietnam. Vicini di banco che oggi per crescere stanno approfittando della spinta propulsiva dei giganti d'area.
micaela.cappellini@ilsole24ore.com
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2.219
Multinazionali indiane
Fra quindici anni, secondo PricewaterhouseCoopers, l'India sorpasserà la Cina 2.219 a 2.079 come numero di multinazionali mandate all'estero, anche se il tasso di crescita del Pil indiano sarà inferiore rispetto a quello della Cina
141
Aziende cinesi all'estero
Tra il 2005 e il 2009 la presenza delle imprese cinesi all'estero è aumentata da 54 a 141 aziende, un ritmo molto elevato. Dopo anni di espansione all'estero, tuttavia, il ritmo di espansione di Corporate China oltre la Grande Muraglia potrebbe rallentare

04/05/2010
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