Pechino, 21 mag.- Dopo l'allarme lanciato nei giorni scorsi dalla Banca centrale di Pechino sull'aumento del tasso di insolvenza delle carte di credito, il ministero della Pubblica Sicurezza e la Suprema Procura del Popolo lanciano regole più severe. I nuovi provvedimenti fissano a 10mila yuan (circa 1170 euro) lo scoperto minimo entro il quale si è passabili di sanzioni penali dopo il trascorrere di tre mesi dal mancato saldo e la ricezione di almeno due notifiche da parte della banca. I possessori di carte di credito con un valore inferiore ai 100mila yuan (circa 11mila euro) potranno evitare le sanzioni con il pagamento degli interessi entro un certo lasso di tempo. Alla fine di marzo,secondo i dati di People's Bank of China, le insolvenze legate all'uso di carte di credito hanno raggiunto gli 8.8 miliardi di yuan (circa ), ben il 14.4% in più rispetto all'ultimo trimestre del 2009: nonostante la Banca centrale affermi che la situazione sia ancora sotto controllo, PBOC vuole evitare un aumento del tasso d'insolvenza, che attualmente ammonta al 3,5% del totale, lo 0,4% in più rispetto allo scorso trimestre. Un tasso di insolvenza del 4,5% viene ritenuto generalmente accettabile per gli Stati Uniti, madrepatria delle carte di credito, dove nel peggior momento della crisi finanziaria mondiale toccò il 10%. In Cina il credito disponibile su carta di credito cresce ad un ritmo del 42,9% annuo, mentre i crediti arretrati sono balzati del 50% rispetto a un anno fa.
"Un dato che non stupisce se si considera l'incremento delle emissioni di carte di credito effettuato dalle banche" spiega She Minhua, analista della Haitong Securities Co.
Il Dragone incoraggia i pagamenti non in contanti al fine di stimolare i consumi interni del Paese e, allo stesso tempo, tenere a freno l'evasione fiscale. Nella Repubblica Popolare cinese i contanti sono tutt'oggi il mezzo di pagamento più popolare, ma la "moneta di plastica" si sta diffondendo a macchia d'olio, tanto che nel 2008 il numero di carte di credito emesse (142 milioni) risultava triplicato rispetto al 2006. Sempre nel 2008, i pagamenti effettuati con carta di credito costituivano circa il 15% per i beni di consumo venduti al dettaglio. Nel luglio scorso la China Banking Regulatory Commission - l'authority bancaria di Pechino - aveva imposto alle banche di fissare determinate quote sull'emissione delle carte di credito e impedito l'intestazione ai minori di 18 anni. Ma la 'nuova moneta' sta diventando una presenza fissa nei portafogli dei cinesi: il totale delle carte emesse dalle banche si aggira intorno ai 2,2 miliardi, il 14,9% in più rispetto allo scorso anno. E alla fine di marzo i commercianti che offrivano ai propri clienti la possibilità di effettuare pagamenti elettronici superavano il milione e 670mila, confermando una crescita annua del 7%. Alcuni analisti ritengono che l'applicazione delle nuove norme non fermerà l'aumento del tasso d'insolvenza: "Localizzare gli inadempienti può essere particolarmente difficile - ha dichiarato al settimanale Caixin Dong Zeng, un consulente del settore - in quanto molto spesso vengono forniti dei dati completamente fasulli".