GELSOMINI, I MEDIA CINESI REAGISCONO

GELSOMINI, I MEDIA CINESI REAGISCONO

Pechino, 24 feb. - Dal primo tentativo – fallito – di esportare qui in Cinala Rivolta dei Gelsomini, gli organi di stampa del Partito hanno iniziato a muoversi su due fronti, in base alla lingua e quindi al pubblico: dal lato interno, i giornali e website in mandarino sembrano continuare ad ignorare le mini-proteste della scorsa domenica, che nelle maggiori città della Repubblica hanno chiamato a raccolta pochissimi manifestanti e tantissimi curiosi, poliziotti e giornalisti occidentali.

 

Ad oggi il carattere "molihua" (gelsomino) risulta ancora censurato, e l'appello lanciato da alcuni dissidenti residenti all'estero sembra destinato a rimanere inascoltato. Gli unici riferimenti vengono fatti senza mai citare né gli episodi di domenica 20 febbraio, né le rivolte del Nord Africa (questo articolo) : "I disegni di alcune forze occidentali ostili che tentano di dividerci si stanno intensificando, sventolando il vessillo della difesa dei diritti umani per insinuarsi nei nostri affari interni e causando maliziosamente ogni tipo di incidente". Queste le parole di Chen Jiping, vice segretario generale della Commissione politica e legale del Pcc, che in un'intervista concessa il 21 febbraio all'Outlook Weekly – magazine in mandarino pubblicato dall'agenzia di stampa Xinhua – descrive il periodo particolare della Nuova Cina vittima di pressioni esterne e sempre crescenti "incidenti di massa", situazione che il governo ha intenzione di contrastare aumentando i fondi dedicati al controllo della stabilità sociale.

 

Nel contempo si è aperta una dura campagna contro le "false notizie", operazione che periodicamente viene operata dal Governo per contrastare gli argomenti sensibili filtrati dall'estero. Da alcuni giorni sul portale sina.com una pagina ad hoc informa del nuovo programma per aumentare la professionalità dei giornalisti cinesi nel riportare notizie fondate e veritiere, a discapito delle notizie finte presumibilmente provenienti da fonti terze. Di ben altro tenore è la strategia adottata dai media in lingua inglese, ovvero il canale preferenziale per veicolare la visione del governo oltre i confini cinesi.

 

A seguito del monito del presidente Hu Jintao di aumentare il controllo delle informazioni provenienti dall'estero, editorialisti e addetti stampa di Pechino hanno ribadito a più riprese il concetto, delineando la strategia della trincea adottata dal Partito comunista cinese. In un editoriale del Global Times pubblicato il 21 febbraio si legge che "all'appello di Internet di riunirsi a livello nazionale per una specie di Rivolta dei Gelsomini cinese, la scorsa domenica, hanno risposto solo una manciata di persone", con tanto di intervista ad un impiegato del McDonald di Wangfujing – luogo prestabilito per la manifestazione di Pechino – che sottolinea l'ininfluenza dell'evento: "Non c'era niente, la gente si scattava solo delle foto".

 

Li Hongmei, firma del People's Daily, il giorno seguente rincara la dose, esternando i suoi dubbi sul ruolo del micro-blogging e sull'affidabilità delle notizie ribattute nella rete cinese da servizi simili: "E' evidente che i microblog siano piattaforme ideali per uno scambio e proliferazione immediata di informazioni. Ma è anche evidente che l'informazione online è spesso suddivisa in buona e cattiva; vera e falsa. Se la gente sbaglia a prendere decisioni basandosi su una valutazione distaccata e a mente fredda, mancando dell'abilità di riconoscere nel marasma di notizie su internet le vere dalle false, potrebbe ciecamente seguire una tendenza disastrosa, col risultato di affievolire le proprie speranze e vedere infranti i propri obiettivi".

 

Interessante anche la versione dell'editorialista delle sommosse egiziane, frutto secondo Li Hongmei dell'intervento dei social network occidentali come Twitter e Facebook: "[…] l'Occidente non presta alcuna attenzione ai veri sentimenti del popolo egiziano comune che, non avendo alcun accesso ai computer, è stato spinto per le strade da un'elite ristretta con una qualche idea di riforma illuminata da una democrazia alla occidentale, convinta a seguire degli slogan e dei costumi che suonano loro completamente alieni".

 

Il lavoro di contrappeso informativo della propaganda cinese è appena entrato in un passaggio delicato e frenetico. Il prossimo appuntamento caldo è previsto per domenica 27 febbraio, nuovo appello perla Rivolta dei Gelsomini alla cinese: il governo ci sarà, e non si farà cogliere impreparato.

 

di Matteo Miavaldi 

 

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