Frena ancora il surplus cinese
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Frena ancora il surplus cinese

Frena ancora il surplus cinese

Pechino. L'import cresce più dell'export e l'avanzo commerciale rallenta per il secondo mese consecutivo
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
L'import e l'export cinese continuano a tirare, ma l'avanzo commerciale batte in ritirata.
A settembre, hanno comunicato ieri le Dogane di Pechino, le esportazioni del Dragone nel mondo hanno registrato un incremento del 17%% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, portandosi a 169,5 miliardi di dollari. Frattanto, le importazioni di merci straniere sono aumentate del 21% e hanno raggiunto così quota 155 miliardi di dollari.
I flussi di merci in entrata e in uscita dal paese hanno generato un avanzo commerciale mensile di 14,5 miliardi di dollari, oltre tre miliardi in meno rispetto ad agosto e quasi la metà rispetto al trade surplus da record di 31,5 miliardi registrato a luglio. Sono passati solo due mesi da quel primato (l'ennesimo), ma sembra un'eternità. Se in quei giorni la recessione americana e la crisi debitoria europea spaventavano la congiuntura globale e i mercati internazionali, oggi invece li terrorizzano letteralmente.
E l'andamento del commercio estero cinese rispecchia questa situazione di profonda incertezza. «A questo punto siamo sicuri che la domanda mondiale si sta contraendo - osserva Shi Lei, analista di Pingan Securities -. Le esportazioni cinesi continueranno a rallentare almeno sino alla fine dell'anno».
L'andamento erratico e imprevedibile dei flussi commerciali del Dragone anche nel recente passato, tuttavia, dovrebbero indurre una maggior cautela. Anche perché, nonostante la riduzione del surplus, il valore assoluto delle esportazioni e delle importazioni cinesi a settembre resta comunque vicino ai massimi livelli di sempre. Ma i numeri sono numeri. «Il fatto che la crescita delle esportazioni di prodotti elettronici si sia ridotta di un terzo rispetto ad agosto, e che le importazioni di petrolio e materie prime siano scese sensibilmente, dimostra che l'economia mondiale si sta davvero raffreddando» osserva il direttore di una trading company shanghainese.
La seconda flessione mensile consecutiva dell'avanzo commerciale cade come il cacio sui maccheroni per il Governo cinese, impegnato proprio in queste ore in un serrato confronto con gli Stati Uniti sulla spinosa questione dello yuan, dopo l'approvazione da parte del Senato Usa di un disegno di legge che prevede l'imposizione di misure punitive contro il made in China.
«La recente rivalutazione del renminbi potrebbe limitare la crescita futura delle nostre esportazioni - ha ammonito un funzionario delle Dogane -. Lo yuan più caro, infatti, rischia di ridurre la competitività delle nostre aziende manifatturiere a basso valore aggiunto e di comprimere i margini di profitto delle piccole e medie imprese».
Mentre Washington accusa Pechino di protezionismo valutario, la Cina invia un esplicito messaggio al l'amministrazione Obama: se nei prossimi mesi il trade surplus dovesse continuare ad assottigliarsi, lo yuan potrebbe anche invertire la rotta e iniziare a deprezzarsi sul dollaro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

14/10/2011
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