Forse l'unica via sono proprio i dazi
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Forse l'unica via sono proprio i dazi

Forse l'unica via sono proprio i dazi

Krugman & Co. - TUTTA L'ECONOMIA SUL WEB
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I miei fedeli lettori sanno che sto diventando sempre più insofferente nei confronti delle Persone Molto Assennate, che con parole sagge spiegano perché non si deve intervenire per contrastare il devastante tasso di disoccupazione americano.
Le Persone Molto Assennate ora hanno cominciato a far sentire la loro voce sul disegno di legge Levin (così chiamato dal deputato democratico Sander M. Levin) che autorizzerebbe l'applicazione di dazi compensativi sulle merci cinesi in risposta al rifiuto di Pechino di lasciar rivalutare la propria moneta. Inevitabilmente, queste persone sostengono che non dovremmo fare nulla per contrastare questa scandalosa e dannosa manipolazione valutaria che è alla base del vantaggio commerciale della Cina, e che agli americani sta costando posti di lavoro.
L'editoriale del 23 settembre pubblicato sul Financial Times, un giornale solitamente giudizioso, è un esempio calzante: sembra molto ragionevole, se non avete letto e riflettuto sull'argomento con attenzione.
«Applicare dazi alle merci importate dalla Cina non è una risposta efficace. È una misura inutilmente provocatoria considerando che la Cina ha dato segnali di voler venire incontro alle richieste americane - anche se a passo di lumaca - attraverso la diplomazia», scrivono i giornalisti. «Da quando Lawrence Summers, il principale consigliere di Obama per l'economia, è andato a Pechino due settimane fa, il renminbi è salito di quasi un punto percentuale, circa la metà dell'incremento complessivo da giugno".
Sul serio? Pensano davvero che la diplomazia abbia funzionato?
I piccoli aggiustamenti che la Cina effettua (e successivamente cancella) prima di eventi come le riunioni del G20 e a ridosso del voto sul disegno di legge Levin (passato alla Camera con un'ampia maggioranza) non è un segnale che la diplomazia sta funzionando. Pechino fa soltanto dei gesti formali, mirati a prevenire un intervento americano.
L'editoriale del Financial Times prosegue: «I dazi sulle importazioni intaccherebbero appena le eccedenze cinesi, che sono frutto principalmente dei bassi salari e dell'elevato tasso di risparmio».
Santo cielo. Se il vantaggio della Cina è dovuto ai salari bassi, un modo per alzare questi salari in dollari è aumentare il valore del renminbi. E perché i salari sono importanti, ma i dazi no? La tesi che sia sufficiente una discussione matura sul riequilibrio globale è molto ragionevole - se avete vissuto in una grotta negli ultimi tre-quattro anni. È un mucchio di tempo che gli Stati Uniti ragionano, ragionano e ragionano, e non è cambiato ancora nulla.
Chiaramente, il governo cinese non intende agire: non per ragioni d'interesse nazionale, ma per l'influenza politica delle industrie esportatrici cinesi. La Cina non cambierà atteggiamento, a meno di non fornirgli un incentivo in più, come la prospettiva di dazi compensativi.
La legge Levin rappresenta un passo avanti verso un mondo più equilibrato, non il contrario.
(Traduzione di Fabio Galimberti)
© 2010 NYT DISTRIBUITO DA NYT SYNDICATE

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16/10/2010
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