FMI: "AUMENTA VULNERABILITA' DELLE BANCHE CINESI"
Pechino, 15 nov.- Le banche cinesi sono in grado di resistere a "shock isolati" ma, nello stesso tempo, la Cina deve affrontare un "aumento delle vulnerabilità nel settore finanziario" che potrebbe essere "duramente colpito" nel caso in cui "questi shock avvenissero contemporaneamente": lo dice il Fondo Monetario Internazionale, in un rapporto pubblicato martedì al termine di una serie di stress test sui più importanti istituti di credito del Dragone, condotti insieme ai funzionari di Pechino.
"Nonostante le riforme in corso e la sua forza finanziaria, la Cina deve affrontare un robusto aumento delle sue vulnerabilità nel settore finanziario- si legge nel dossier- e le banche cinesi potrebbero affrontare dei rischi in caso di una repentina caduta dei prezzi immobiliari o se si dovesse verificare un aumento dei prestiti non ripagati, dovuto all'apertura di linee di credito verso settori collegati alla crisi. Altri pericoli possono sorgere dai crescenti squilibri nell'economia cinese, che per sostenere la crescita si appoggia ancora pesantemente a esportazioni e investimenti, nonostante tutti gli sforzi profusi dal governo per aumentare i consumi interni".
Secondo l'FMI, i rischi riguardano anche il futuro: il peso decisionale quasi assoluto che il governo esercita nelle decisioni per l'assegnazione delle linee di credito "potrebbe mettere a repentaglio quel riequilibrio del sistema finanziario necessario per sostenere la futura crescita economica cinese".
Da qui, ecco le ricette suggerite a Pechino dall'agenzia internazionale con sede a Washington, che consistono nell'aumentare l'influenza del mercato sulle decisioni delle banche. Il Fondo Monetario Internazionale suggerisce anche
al governo cinese di ridurre l'impiego delle banche nella gestione della pianificazione economica e di utilizzare per queste iniziative direttamente il budget governativo. "Un ulteriore sviluppo dei mercati finanziari, capace di rendere il credito più accessibile agli imprenditori e un aumento delle capacità delle autorità di controllo costituiranno un importante contributo al sostegno della crescita economica della Cina" concludono i tecnici dell'FMI.
Le raccomandazioni del Fondo arrivano in un momento in cui la crisi del debito pubblico europeo sta suscitando crescenti preoccupazioni su una brusco calo dell'export cinese, e proprio mentre il continuo boom del mercato immobiliare cinese assiste ai primi rallentamenti.
A partire dallo scoppio della crisi del 2008 il governo di Pechino, che esercita un controllo pressoché completo sul sistema finanziario, ha ingiunto alle banche di immettere quanta più liquidità possibile sul mercato, con l'obiettivo di sostenere la crescita economica. La decisione ha condotto a un boom del credito senza precedenti –nel biennio 2009-2010 le banche cinesi hanno prestato circa 17500 miliardi di yuan, pari al cambio attuale a 2034 miliardi di euro- e ad un'impennata degli investimenti e dei prezzi nel settore immobiliare.
Successivamente il governo centrale ha imposto altre misure per raffreddare un mercato del real estate che sembrava in piena ebollizione, con continui, eclatanti rincari dei prezzi delle case, e per ridurre l'erogazione di nuovi prestiti, nel timore di un aumento dei crediti non esigibili.
Ma, almeno secondo quanto si desume dal rapporto dell'FMI, proprio il totale controllo del governo sul credito –che ha permesso all'economia cinese di reggere alla crisi e continuare a crescere, proprio mentre le economie mature declinavano- adesso potrebbe aumentare le criticità dell'economia del Dragone. In particolare, il fatto che l'accesso ai nuovi prestiti sia estremamente semplice per le società di Stato e tutte le entità ad esse collegate –mentre per gli imprenditori privati diventa estremamente difficile ottenere credito- ,rischia di compromettere quel passaggio da un'economia orientata all'export a un più maturo sistema basato sui consumi interni, un'evoluzione che per il Dragone rappresenta la grande sfida dei prossimi anni.
di Antonio Talia
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