Pechino, 21 ott.- La crisi del debito pubblico europeo si fa sempre più complessa, e i leader dell'Eurozona hanno deciso di rimandare l'atteso China-EU Summit che si sarebbe dovuto tenere martedì prossimo a Tianjin, a circa 100 chilometri da Pechino.
"A causa degli imminenti vertici del Consiglio Europeo e dei capi di Stato dell'Eurozona, l'EU-China Summit è stato rimandato a data da destinarsi" si legge nel comunicato diramato dalla delegazione europea a Pechino nel tardo pomeriggio di venerdì, quando in Europa era circa mezzogiorno.
"Le autorità cinesi sono state informate attraverso canali diplomatici - continua la nota -, il presidente Herman Van Rompuy ha telefonato al primo ministro cinese Wen Jiabao e, in accordo con il presidente Manuel Barroso, tutte le parti hanno confermato la volontà di fissare al più presto una nuova data".
"Il nuovo vertice del Consiglio Europeo, fissato per mercoledì prossimo, non lasciava molti margini di manovra- dice ad AgiChina24 una fonte diplomatica europea- perché sarebbe stato impossibile per i leader Ue partecipare al vertice già fissato per domenica prossima, arrivare in Cina lunedì sera, prendere parte al summit con la Cina martedì e poi rientrare in Europa in tempo per il Consiglio europeo di mercoledì. I leader cinesi hanno capito".
Il summit China-EU si tiene una volta all'anno, e l'edizione 2011, secondo i programmi, avrebbe dovuto essere particolarmente intensa: sul piatto dei negoziati c'è la situazione del debito dell'Eurozona, dopo la ridda di voci su un possibile soccorso all'euro da parte della Cina e l'appello rivolto dal premier cinese Wen Jiabao ai leader europei a "prendere qualsiasi misura possibile per contenere la crisi".
Nel 2008 la Cina cancellò il vertice in polemica con la visita del Dalai Lama in Europa. "I cinesi comprenderanno- dice un altro funzionario europeo a Pechino- d'altronde, nel luglio 2009 anche il presidente Hu Jintao lasciò il vertice del G8 dell'Aquila a causa della crisi dello Xinjiang". Con tutte le differenze del caso, questo paragone è quello che forse rende meglio l'idea: quella in corso nel Vecchio Continente è una crisi che sta scuotendo le fondamenta europee ancora di più di quanto la rivolta nella provincia cinese dello Xinjiang non minacciasse di fare due anni fa con la Cina.
Il vertice di mercoledì è stato deciso mentre la crisi dell'euro sta ormai entrando in fase critica e Parigi e Berlino non riescono a trovare un accordo sulle modalità del salvagente da lanciare alla Grecia. Dalla riunione già fissata per domenica a Bruxelles, dicono gli osservatori, difficilmente si uscirà con una soluzione, e Germania e Francia hanno deciso di indire un nuovo incontro "non più tardi di mercoledì".
Quant'è grande la preoccupazione cinese per la crisi del debito pubblico europeo? "È vero che la Cina teme le conseguenze di un rallentamento dell'economia europea" aveva detto ad AgiChina24 Jonathan Holslag, a capo della ricerca per il Brussels Institute of Contemporary China Studies, ai margini di una conferenza che si è tenuta martedì a Pechino.
"Ma personalmente avverto una certa riluttanza dei funzionari di Pechino a investire nel debito pubblico dell'Eurozona. In passato si assisteva alle continue visite di delegazioni cinesi desiderose di studiare il welfare europeo, oggi quello stesso welfare viene percepito come un peso. Per molti funzionari cinesi siamo un gruppo di nazioni in declino che dovrebbero mettersi a lavorare di più".
Esattamente lo stesso punto di vista espresso dal presidente del board dei supervisori del fondo sovrano cinese Jin Liqun: "Le cause della crisi vanno individuate in un welfare eccessivo, nelle norme sul lavoro che inducono gli europei alla pigrizia" aveva detto Jin al termine di una conferenza che si è tenuta martedì scorso a Parigi. "La gente ha bisogno di lavorare più duramente e di lavorare più a lungo. L'Europa faccia le riforme che deve fare, e noi interverremo successivamente".
di Antonio Talia
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