Roma, 10 feb. – A fare la parte del leone nel prossimo piano quinquennale 2011-2015 sarà il settore energetico, cui saranno destinati la maggior parte degli investimenti per la Ricerca e Sviluppo. E' quello che si legge nella bozza redatta dal ministero per la Scienza e la Tecnologia, che sarà approvata a giorni dall'Assemblea nazionale del Popolo. Il piano prevede anche oltre dieci accordi di ricerca e sviluppo con gli Usa – insieme a Pechino, il Paese con le maggiori emissioni di CO2 –, per un investimento totale superiore ai 10 miliardi di dollari che andranno a finanziare progetti destinati a rafforzare il settore delle energie pulite quali nucleare, eolico e solare. E se, fino a qualche tempo fa, i piani quinquennali elaborati dal Partito erano materia da esperti, oggi le mosse di Pechino vengono tenute d'occhio dai media di tutto il mondo per le ripercussioni che potrebbero avere a livello globale. Oltre a essere il Paese con i livelli più alti di emissioni di gas serra (e presumibilmente il più inquinato), attualmente la Cina è anche il maggiore consumatore di energia del mondo. E' su questo punto che si gioca la scommessa di Pechino: sostituire completamente l'energia derivata dal carbone con le energie pulite.
La bozza del ministero per la Scienza e la Tecnologia prevede che i fondi stanziati per la Ricerca e Sviluppo per il quinquennio 2011-2015 vadano per la maggior parte a sostenere il settore nucleare e quello dei combustibili fossili. E stando a quanto preannunciato, la nuova frontiera energetica della Cina potrebbe essere l'esplorazione profonda – terrestre e marina – per lo sfruttamento di nuovi giacimenti e risorse minerarie, piuttosto che il settore delle energie pulite. Allo stato attuale, nessun Paese possiede la tecnologia necessaria a scavare ancora più a fondo ed è per questo, ha dichiarato Zhang Jianfeng – esperto dell'Istituto di Geologia e Geofisica dell'Accademia cinese delle Scienze – che la Cina "deve sviluppare apparecchiature proprie per l'esplorazione profonda che permettano di raggiungere i tesori sepolti a profondità dove nessun Paese è finora riuscito ad arrivare".
Per quanto riguarda l'esplorazione dei fondali marini, Song Haibin, un esperto del settore, ha dichiarato che la Cina si è impegnata in questi ultimi anni in una serie di esplorazioni intensive che hanno permesso al Paese di avere una mappatura quasi completa della distribuzione dei giacimenti di petrolio, gas, di idrati di metano e di minerali nei fondali del mar cinese Orientale e del mar cinese Meridionale. E se il problema maggiore per la trivellazione sono le correnti sottomarine, una parte importante del piano quinquennale è destinata alla raccolta dati relativa al comportamento delle acque sottomarine.
A Pechino intanto è stata annunciata la costruzione di un impianto per il riciclaggio di combustibile commerciale e di un reattore veloce di grandi dimensioni per la realizzazione dei quali Pechino prevede di spendere oltre 100 miliardi di yuan per ognuno (oltre 11 miliardi di euro). Nel luglio scorso, è stato messo in funzione un primo reattore veloce sperimentale alla periferia di Pechino, pensato come apripista per l'impianto di riciclaggio e per la nuova centrale. Ma anche a voler essere ottimisti, i reattori veloci non cominceranno a sostituire il carbone se non a partire dal 2050 e per sostenere una crescita come quella cinese il governo ha cominciato a pensare ad altre soluzioni. Tra queste le più discusse sono un possibile tetto sul consumo energetico e l'abbandono delle valutazioni basate sulle perfomance del Pil locale.
Su quest'ultimo punto, però, molti osservatori si dicono scettici dal momento che la corsa al Pil, utilizzato dai funzionari locali per dirottare gli investimenti nelle varie regioni e provincie del Paese, è stato negli ultimi anni il principale motore della crescita cinese ma ha portato con sé un incremento esponenziale nei consumi e nell'inquinamento ambientale. Grazie gli sforzi per coniugare il massimo della sostenibilità con il minimo impatto ambientale e nonostante il fatto che gli ambiziosi obiettivi del governo appaiano ancora molto distanti, il XII piano quinquennale è stato già salutato da molti come il "documento strategico più 'verde' della storia del Paese".
di Miriam Castorina
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