Prezzi dei farmaci troppo elevati, ospedali che applicano tariffe gonfiate, medici che sottopongono i pazienti a sfilze di esami inutili o prescrivono medicinali superflui pur di fare cassa. E, di conseguenza, cittadini che o si indebitano per curarsi, oppure devono rinunciare alle cure per mancanza di denaro. La sanità in Cina è tra le emergenze nazionali e il governo lo sa. Per questo, all'inizio del 2009, il Consiglio di Stato ha approvato un piano di riforma che prevede l'investimento di 123 miliardi di dollari, con l'obiettivo di rendere medicinali e cure accessibili a tutti i cinesi entro il 2011.
Il 23 novembre la Commissione ministeriale per la salute, lo sviluppo nazionale e le riforme e il Ministero per la sicurezza sociale hanno suggerito come procedere, pubblicando in internet una "Proposta di riforma del sistema tariffario dei farmaci e delle prestazioni sanitarie". L'idea è quella di ridurre il prezzo delle medicine aumentando invece il costo delle prestazioni sanitarie. Tra i servizi destinati a diventare più cari sarebbero inclusi, secondo il documento, «le diagnosi cliniche, le prestazioni infermieristiche, gli interventi chirurgici e ogni altro servizio tecnico».
La proposta non è piaciuta all'opinione pubblica. Il 24 novembre Shu Shengxiang, editorialista del "Di Yi Caijing Ribao" (Il primo giornale economico-finanziario), commentava: «Non c'è da stupirsi se la reazione immediata del pubblico di fronte a questa proposta sia stata di inquietudine. La preoccupazione più diffusa è legata alla certezza che, mentre aumentare il prezzo dei trattamenti è facile, ridurre il prezzo dei farmaci è difficile. Quello che i cittadini si chiedono è: non finirà che le tariffe dei servizi medici aumenteranno, mentre quelle dei medicinali non scenderanno affatto?».
Per Shu, innanzi tutto, «l'aumento del prezzo delle prestazioni mediche non può essere fine a se stesso. Già oggi alcuni servizi, come quelli infermieristici, sono tutt'altro che a buon mercato. Eppure in molti ospedali pubblici di infermieri non c'è neanche l'ombra. Per alzare il prezzo di un servizio bisogna migliorarne la qualità».
Sul "Wuhan Wanbao" (Il giornale della sera di Wuhan), lo stesso giorno un editoriale anonimo tuonava: «Servizi sanitari e farmaci non sono le estremità di una altalena. Aumento del costo dei trattamenti e riduzione del costo dei medicinali non devono per forza andare a braccetto. Bisogna separare completamente il sistema di formazione dei prezzi dei farmaci da quello dei trattamenti».
Anche Guo Wenjing, editorialista dello "Yangzi Wanbao" (Il giornale della sera dello Yangzi), il 24 novembre criticava la proposta ministeriale. «A livello teorico, l'idea non è insensata, ma purtroppo anche le politiche migliori, quando vengono messe in pratica, possono essere interpretate diversamente a seconda degli interessi locali, o evitate da chi le considera dannose per sé».
Gli obiettivi della riforma sanitaria, annota Guo, dovrebbero essere tre: «Far sì che un malato non debba rinunciare alle cure perché troppo povero; far sì che un paziente non diventi povero a causa del prezzo elevato delle medicine; e far sì che le visite mediche siano più accessibili, fornendo ai pazienti cure efficaci in modo tempestivo». La proposta di revisione dei prezzi, segnala Guo, non sembra in grado di realizzare questi obiettivi.
Basti ricordare, scrive Guo, che «il governo ha già attuato una riduzione dei prezzi dei farmaci su scala nazionale ben 23 volte - la più imponente era del 70 per cento. Queste misure non hanno mai portato a un vantaggio sostanziale per i pazienti. Anzi, hanno provocato la scomparsa silenziosa dei farmaci salvavita a basso costo».
Di fronte all'annuncio di una revisione dei prezzi dei medicinali, «la gente comune invece che entusiasmarsi si preoccupa, perché la reazione dei farmacisti sarà di cambiare il nome dei medicinali (vendendo lo stesso farmaco a un prezzo maggiore di prima), mentre quella dei medici sarà di non prescrivere più i farmaci economici». Inoltre, prevede Guo, «gli ospedali sottoporranno a più visite il paziente che ha bisogno di una visita sola, e a più interventi chirurgici chi ha bisogno di un solo intervento. Così le spese dei pazienti non solo non diminuiranno con il calo dei prezzi dei farmaci, ma aumenteranno ulteriormente a causa dell'aumento del costo dei trattamenti sanitari. Andare dal medico, insomma, sarà ancora più oneroso».
Per uscire dall'impasse, Guo ammonisce: «Il problema della riforma sanitaria è duplice. Da una parte c'è la natura della riforma: vogliamo una sanità commercializzata, in cui chi si ammala paga, o vogliamo una sanità pubblica, sostenuta da ogni singolo cittadino e dalle finanze statali? Dall'altra, c'è la necessità di produrre delle norme che fissino ogni possibile dettaglio». Norme a prova di strumentalizzazione e di interpretazione di parte.
di Emma Lupano
*Anticipiamo un articolo della rubrica "RITAGLI di Emma Lupano" che AgiChina24 proporrà ai lettori a partire da gennaio 2010. Emma Lupano cura una rassegna stampa bisettimanale volta a riportare la voce di opinionisti cinesi che hanno espresso pareri autorevoli in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori.
Emma Lupano, sinologa e giornalista.