Economie in altalena tra deboli e potenti
Meno normale è che le rampogne vengano da un altro mondo: il Terzo, come si usava dire con un'espressione ormai desueta. Ha fatto il giro del mondo la notizia che la Cina avrebbe potuto venire in soccorso dell'Italia comprando i nostri BTp, così come aveva fatto a inizio anno comprando titoli greci. Quegli acquisti non si sono rivelati, almeno per ora, un buon investimento, ma la Cina guarda al lungo termine, e in effetti, anche dal punto di vista di un gestore senza secondi fini, comprare titoli greci o italiani, alle quotazioni anormalmente depresse di questi giorni, potrebbe rivelarsi vincente.
Ma i secondi fini, naturalmente, ci sono. E non c'è bisogno di indulgere in teorie complottarde per rendersi conto che la Cina non avrebbe nulla da guadagnare, e tutto da perdere, se la crisi dei debiti sovrani europei dovesse incancrenirsi e portare ad altrettanto sovrani fallimenti o addirittura all'implosione dell'euro. La Cina accumula ogni anno più di 100 miliardi di euro di surplus commerciale con l'eurozona e varrebbe veramente la pena, per preservare questi sbocchi e questi surplus, di investire una parte di questi soldi nelle attività finanziarie dei Paesi dell'euro, a cominciare da quelle più a buon mercato.
Non c'è quindi ragione di sentirsi umiliati a inghiottire i rospi dell'aiuto cinese, se questo è frutto di un calcolo costi-benefici che crea vantaggi per ambedue i contraenti di un patto nient'affatto scellerato. Maèvero che si rimane sconcertati a vedere un'improvvisa inversione diquell'atteggiamento ricchi/poveri, insegnanti/studenti, potenti/deboli che avevafinora nutrito il conscioe l'inconscio nei rapporti fra vecchia Europa e nuovi Paesi.
Una recente notizia di stampa riporta che una prossima riunione dei Brics (la "s" finale dell'acronimo aggiunge il Sudafrica agli ormai consolidati membri
di questo aggregato: Brasile, Russia, India e Cina) si discuterà della crisi europea. Non sono passati molti anni da quando i potenti della terra (i Paesi occidentali, incluso quell'"occidentale d'oriente" che è il Giappone) si riunivano per discutere della crisi asiatica o della crisi del
debito sudamericano.
Oggi questo gruppo asiatico-africano-sudamericano si riunisce per vedere cosa si può fare per la crisi europea. I tempi sono cambiati. E, se c'era bisogno di un evento-simbolo per sottolineare il passaggio delle consegne da Paesi emersi a Paesi emergenti, questo affollarsi di premurosi
medici di ogni colore al capezzale dell'Europa ne è
il segno grafico.
fabrizio@bigpond.net.au
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19/09/2011