Pechino, 23 feb. - Il rischio sovrapproduzione in Cina riguarda anche settori relativamente nuovi come l'energia eolica e quella solare: lo ha detto il vicepresidente della Chinese Renewable Energy Society, Meng Xiangan, secondo il quale questi comparti stanno assistendo a un "certo livello di surriscaldamento". "La Cina ha ormai oltre 70 impianti per la produzione di equipaggiamenti adatti allo sfruttamento dell'energia eolica - ha dichiarato Meng nel corso di un incontro pubblico - e la domanda nazionale per queste tecnologie è stata già ampiamente superata. Inoltre, la qualità di gran parte di questi prodotti non è stata ancora completamente verificata". Le cose non vanno meglio sul fronte dell'energia solare: secondo Meng nel prossimo decennio la produzione di silicio cristallino - materiale necessario per la realizzazione dei pannelli- potrebbe aggirarsi tra le 50mila e le 100mila tonnellate, abbastanza per soddisfare l'intera domanda mondiale. Il problema dell'eccesso di capacità produttiva si sta riscontrando in numerosi comparti dell'industria cinese, tanto da avere spinto il governo centrale a correre ai ripari con una serie di norme varate alla fine del dicembre scorso: senza fissare un termine preciso, il Consiglio di Stato aveva messo al bando la costruzione di nuovi impianti siderurgici e di tutti i progetti per aumentare la produzione di acciaio, invocando invece uno "sviluppo più ordinato" proprio per il settore eolico e per quello dei pannelli solari. Le energie pulite sono tra i settori che hanno maggiormente beneficiato del pacchetto di stimoli all'economia da 4mila miliardi di yuan (circa 400 miliardi di euro) varato dal governo cinese nel novembre 2008, tramite una serie di incentivi per gli investimenti e per lo smantellamento dei vecchi impianti. Il settore dell'energia eolica, in particolare, è stato oggetto di un'aspra polemica tra Cina e Unione europea: nel maggio dell'anno scorso il presidente della Camera di Commercio Ue Jorg Wuttke aveva denunciato che le condizioni dell'assegnazione di un appalto per la costruzione di 25 turbine eoliche - un affare da 5 miliardi di euro - erano basate esclusivamente sul prezzo e non su criteri come il ciclo vitale del prodotto applicati ovunque nel mondo, una situazione che aveva nettamente avvantaggiato le imprese cinesi sui concorrenti stranieri.