Roma, 31 mar.- La presenza militare statunitense in Asia continua a preoccupare Pechino. E' quanto emerge dal "libro bianco" della difesa cinese relativo all'anno 2010 pubblicato giovedì e presentato nel corso di una conferenza stampa da alcuni funzionari militari dell'Esercito di Liberazione Popolare. "Nel panorama strategico militare dell'Asia Pacifica sono in corso profondi cambiamenti. La situazione è particolarmente complicate e instabile e la competizione resta accanita". Un contesto, questo, in cui gli Usa rappresentano un 'ospite scomodo': "Gli Stati Uniti stanno rinforzando le loro alleanze militari con gli Stati della regione così come il loro coinvolgimento negli affari strategici. I sospetti, le interferenze e le contromosse a danno della Cina da parte di forze esterne sono in aumento".
Nonostante l'impegno a rafforzare i rapporti militari più volte reiterato dalle due superpotenze, tra le due permangono delle questioni irrisolte "in particolare riguardo quelli che sono gli interessi chiave di entrambi" ha sottolineato Geng Yansheng, colonnello dell'Esercito Popolare di Liberazione e portavoce del ministero della Difesa. Principale nodo al pettine delle relazioni militari sino-statunitensi è quello rappresentato dalla vendita di armi a Taiwan - l'isola che si è resa indipendente, ma Pechino reclama come parte del territorio cinese - da parte di Washington avvenuta a gennaio dello scorso anno. Immediata la reazione di Pechino: quello degli Usa rappresenta un colpo basso e un'intromissione nelle questioni interne del Paese . Risultato: la Cina congela i rapporti militari con gli Usa. "La vendita di armi a Taiwan intralcia lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le due sponde" si legge nel "libro bianco". D'altronde che la mossa degli Usa non sia andata giù al Dragone non è mai stato un mistero: già a gennaio nonostante la visita di stato del segretario della Difesa americano Robert Gates abbia riaperto il dialogo, il ministro della Difesa cinese Liang Guanglie non ha perso occasione per precisare: "La Cina è contraria al riarmo di Taiwan. Se ciò dovesse accadere di nuovo non è esclusa una nuova interruzione" (questo articolo)
Ma se la Cina reclama agli Usa un maggior rispetto per le questioni interne al Paese, Washington risponde chiedendo alla Cina una maggiore trasparenza riguardo il processo di modernizzazione dell'apparato militare. Agli inizi di marzo Pechino ha fatto sapere che nel 2011 il budget destinato a alla difesa salirà del 12,7% rispetto allo scorso anno quando gli investimenti erano aumentati solo del 7,5%. Il portafoglio militare passerà così da 532,1 a 601,1 miliardi di yuan (oltre 60 miliardi di euro) (questo articolo ). Solo qualche mese fa, inoltre, proprio in occasione della trasferta cinese di Gates, con un tempismo che ha fatto infuriare il Pentagono, sono state diffuse in rete le immagini del primo volo del caccia invisibile Stealth J-20 (questo articolo). Le due notizie hanno contribuito ad accrescere i timori sia dei vicini di casa del Dragone - che da tempo guardano con sospetto le manovre cinesi nell'Oceano Pacifico - che degli Usa: "Le nuovi armi sviluppate dai cinesi, a partire dal nuovo caccia invisibile J-20, sono progettate per colpire gli Stati Uniti" aveva commentato tempo fa il Pentagono. "Lo sviluppo degli armamenti militari cinesi non è mirato a nessun Paese" ha più volte ribadito Pechino per bocca di Guan Youfei, vice direttore dell'Ufficio degli Affari Esteri del ministero della Difesa. Ma in quanto a trasparenza la Cina non sembra convincere del tutto: lo stesso libro bianco e la conferenza di presentazione, che avevano lo scopo di "sciogliere le preoccupazioni della comunità internazionale sull'ammodernamento militare del Dragone", non hanno rivelato particolari informazioni. Nessun dettaglio su quelli che sono gli obiettivi dell'incremento del budget militare, né una conferma – o smentita - sulle voci che vedono la marina dell'Esercito popolare di Liberazione sul procinto di mettere in mare la sua prima portaerei.
di Sonia Montrella
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