Roma, 20 ott.- Continua il braccio di ferro tra
Le tensioni tra le due potenze proseguono ormai da sei settimane: l'8 settembre un peschereccio cinese era stato fermato dalle autorità giapponesi al largo delle Diaoyu-Senkaku dopo una collisione con due motovedette nipponiche; ne è seguito l'arresto dell'equipaggio, rilasciato subito dopo, e del capitano dell'imbarcazione Zhan Qixiong, trattenuto invece per oltre 15 giorni sull'isola di Ishigaki con l'accusa di aver intenzionalmente provocato l'urto.
La vicenda dell'arresto ha provocato l'ira di Pechino, che ha risposto cancellando una serie di incontri diplomatici già fissati dalle due potenze, bloccando gli scambi bilaterali a livello ministeriale e rifiutando qualsiasi incontro con il primo ministro giapponese Naoto Kan durante il vertice delle Nazioni Unite di New York. Tokyo aveva inoltre denunciato un blocco delle esportazioni di minerali terre rare dalla Cina, che ha sempre negato l'utilizzo dell'export di queste risorse fondamentali per l'industria del Sol Levante come strumento di pressione sui rivali. Ma se dopo il rilascio di Zhan Qixiong le due potenze asiatiche sembravano ormai aver imboccato la via della riappacificazione, nelle ultime settimane l'esplosione di manifestazioni antinipponiche in Cina e i cortei nazionalisti davanti all'Ambasciata cinese a Tokyo hanno di nuovo portato la tensione oltre il livello di guardia.
La questione del controllo delle isole Diaoyu- Senkaku – oggetto di una storica contesa territoriale- ha riacceso il tradizionale sentimento anti-Tokyo, maturato in seguito alle atrocità commesse dagli invasori nipponici durante la guerra sino-giapponese. Il risentimento ha raggiunto il culmine lo scorso fine settimana, quando le proteste si sono protratte per tre giorni consecutivi. E mentre lunedì il ministro del Commercio Akihiro Ohata invitava con toni pacati
Immediata la risposta di Pechino: "È assurdo, – ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Ma Zhaoxu - non riusciamo a credere che un ministro degli Esteri possa pronunciare frasi del genere. È nell'interesse di entrambi i Paesi migliorare i rapporti, ma le parole del ministro conducono nella direzione opposta". La contesa, tuttavia, non ha solo ragioni puramente nazionalistiche: che si scelga di chiamarlo Diaoyu o Senkaku, infatti, l'arcipelago disabitato nasconde ingenti risorse di petrolio e gas naturale.
di Sonia Montrella
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