Debiti locali: piano estensione scadenze
di Antonio Talia
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Pechino, 15 feb.- Il sistema finanziario cinese ha un problema: un'enorme massa di debiti contratti dalle amministrazioni locali, che sta per arrivare a scadenza nel corso del 2012. Il governo di Pechino ha lanciato una soluzione: una serie d'istruzioni -per ora molto generiche- con le quali s'impone alle banche di rivedere tutti i prestiti concessi alle amministrazioni locali ed estendere la scadenza di quelli che verranno giudicati meritevoli di sostegno.
Secondo quanto riportato dal quotidiano cinese Financial News, l'authority bancaria del Dragone sta ancora studiando il metodo più adatto per consentire l'estensione dei termini, sul quale non è stato ancora raggiunto un accordo definitivo. A detta delle anonime fonti bancarie citate dal giornale economico cinese, i prestiti che potranno beneficiare di una proroga devono rispondere essenzialmente a tre requisiti: irragionevolezza dei termini di pagamento originali, presentazione di garanzie sufficienti e sufficiente liquidità per coprire gli interessi.
La questione dei debiti delle amministrazioni locali cinesi è ormai nota. A partire dagli anni '90, dopo una lunga stagione di eccessi e scarsi controlli, il governo centrale di Pechino ha proibito alle amministrazioni locali di emettere bond. Con la crisi finanziaria globale del 2008 Pechino lancia un imponente pacchetto di stimoli all'economia, una parte del quale deve essere coperta proprio dai governi locali, e contemporaneamente ordina agli istituti di credito di immettere quanta più liquidità possibile nel sistema.
Per aggirare il divieto di accesso ai finanziamenti diretti, gli enti locali creano allora le LIC, acronimo che sta per Local Investment Companies. Si tratta di agenzie semipubbliche –ai cui vertici siedono uomini di fiducia delle amministrazioni, quando non gli stessi funzionari locali- che ottengono credito dalle banche presentando come garanzia il più importante asset che possiedono: la terra, che in Cina è di proprietà dello stato. Alla fine del 2010, secondo stime ufficiali, il credito aperto con questo sistema aveva raggiunto i 10700 miliardi di yuan, pari al cambio attuale a 1290 miliardi di euro. Questi prestiti, una parte dei quali ormai giudicata inesigibile, sta per giungere a scadenza, portando numerose province sull'orlo del default. Da qui, l'esigenza di una ristrutturazione, che il governo sta lanciando con prudenza in parallelo a una campagna indiscriminata per fermare la corsa al credito delle amministrazioni locali.
Dagli ultimi giorni del 2011 Pechino ha anche lanciato un progetto pilota per consentire ad alcune province di tornare a emettere bond per proprio conto, sotto una sorveglianza più stretta dell'amministrazione centrale. Molti osservatori ritengono che la doppia operazione, insieme ai tassi di crescita che la Cina continua a conseguire, saranno sufficienti a evitare il collasso delle finanze delle amministrazioni locali. Ma non mancano le critiche: l'estensione verrà concessa con criteri oggettivi, o equivale a concedere ancora più tempo a una bomba a orologeria invece di disinnescarla?
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