Dagong: "2012, l'Europa danza sull'abisso"

Pechino, 23 gen.- Per l'Europa l'Anno del Drago potrebbe essere l'anno del disastro, almeno secondo Dagong, l'agenzia di rating cinese nata per sfidare la supremazia di Fitch, Moody's e Standard & Poor's.
Nel"2012 Global Sovereign Credit Risk Outlook" pubblicato la scorsasettimana, l'agenzia di Pechino sostiene che l'aggravarsi della crisi dell'Eurozona causerà uno shock globaledel tutto simile a quello innescato dalla bancarotta di LehmanBrothers. "Il Meccanismo Europeo di Stabilità e gli altri fondi disalvataggio per le nazioni indebitate non si sono dimostrati abbastanzaefficaci - si legge nel rapporto - lasciando l'estensione del creditoda parte della BCE come soluzione definitiva". Ma la diagnosi di Dagong è spietata: "Anche se la crisi del debito pubblico dell'Eurozona non dovrebbe peggiorare, si potrà trasformare in una crisi della valuta euroa tutti gli effetti, resa ormai vulnerabile dalla perdita dicredibilità e da vendite massicce dovute alla mancanza di fiducia daparte degli investitori stranieri".
Con il nuovo rapporto, l'agenzia di rating cinesetorna alla carica dopo gli exploit dell'ultimo anno, nel corso delquale aveva anticipato i giudizi di Standard & Poor's per ben duevolte, declassando il debito pubblico americano in agosto e quello di alcune nazioni europee – tra cui l'Italia - in novembre.
Dagongha lanciato la sua sfida alle "Tre Sorelle del rating" emettendo per laprima volta giudizi sul debito sovrano nell'estate del 2010. In unperiodo in cui l'imparzialità delle agenzie tradizionali è sottoaccusa, Dagong ha cercato di porsi come fonte alternativa, masi è fatta anche portatrice di una visione "ideologica" delle origini edei possibili rimedi alla crisi globale: secondo gli analisticinesi i leader delle "economie sviluppate" non possono adottareriforme incisive in presenza di interessi contrastanti all'internodelle loro stesse nazioni e preferiscono "rimandare le soluzioni deinodi economici ai loro predecessori, anziché affrontare duri contrastiinterni", come si legge nell'ultimo dossier. Come dire che un sistemain cui più partiti hanno voce in capitolo è inadatto ad affrontarel'attuale situazione globale, e che le vere decisioni arrivano solo dachi detiene saldamente il potere e non deve troppo preoccuparsi delleopposizioni.
L'agenzia di rating cinese è formalmenteindipendente dal governo e i suoi giudizi non rispecchiano quelli dellaleadership di Pechino, che continua ad affermare il suo sostegnoall'Eurozona. Ma in un'intervista con AgiChina24 del luglio 2010 ilpresidente di Dagong Guan Jianzhong ha lasciato intravedere unospiraglio: "Cosa penserebbe un occidentale se dicessi che uno dei duesoci di Dagong è in qualche modo legato al governo? Dal mio punto divista, se così fosse, allora il Paese potrebbe solamente riporre ancorapiù fiducia nella nostra società".
Per il momento Dagongdeclina le offerte di interviste, forse a causa della sovraesposizionemediatica degli ultimi mesi. Secondo alcune voci le sarebbe statochiesto un maggiore silenzio anche da qualche authority finanziariaeuropea, in previsione di uno sbarco nel Vecchio Continente.
Ma se davvero quella in corso è anche una guerra monetaria - come ha affermato il ministro delle Finanze brasiliano Guido Mantega - e le agenzie di rating sono degli strumenti di battaglia, la Cina si è dotata della sua arma. E l'Eurozona, in piena crisi, ne è ancora sprovvista.
di Antonio Talia
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