Di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 9 ott. - Cina, Corea del Sud e Giappone si impegnano a mettere in atto misure per favorire la crescita. Lo hanno confermato i ministri delle Finanze e i banchieri centrali dei tre Paesi, che si sono incontrati a Lima, in Perù, a margine del meeting annuale del G20 finanziario, a cui prendono parte anche il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Lou Jiwei, per la Cina, Taro Aso per il Giappone e il ministro delle Finanze sud-coreano, Choi Kyung-hwan hanno discusso dei rischi relativi alla volatilità sui mercati globali e alle possibili ricadute sull'economia asiatica. I tre Paesi dell'Asia orientale si sono detti "impegnati a mettere in atto tempestive ed efficaci linee macro-economiche per mantenere stabile la crescita economica interna e regionale".
Cina e Giappone, secondo quanto affermato dal ministro delle Finanze giapponese, sono impegnati a procedere nelle riforme strutturali. Aso e Lou si sono incontrati durante una cena di lavoro dei ministri del G20 a margine del summit di Lima e hanno discusso della cooperazione finanziaria tra i due Paesi. Cina, Corea del Sud e Giappone hanno aperto alla possibilità di un nuovo incontro trilaterale prima della fine dell'anno, che sarebbe il primo da maggio scorso. L'impegno dei ministri asiatici nelle riforme arriva a poche ore dall'avvertimento del segretario al Tesoro statunitense, Jacob Lew, anch'egli a Lima in queste ore, che ha chiesto alla Cina di continuare lungo la strada delle riforme, compresa quella del tasso di cambio dello yuan, per renderlo più in linea con le pratiche di mercato. "La Cina ha intrapreso un programma di riforma che riguarda molte delle importanti sfide che la Cina sta affrontando - ha detto il segretario del Tesoro Usa - La domanda, ora, è se hanno la volontà di andare avanti e di dimostrare con i fatti che lo stanno facendo".
I temi della crescita globale, in rallentamento secondo gli ultimi dati del Fmi, fissata al 3,1% per quest'anno, sono al centro delle discussioni dei ministri finanziari e dei banchieri centrali presenti a Lima. A pesare sulle stime sono i risultati provenienti soprattutto dalle economie emergenti, e in particolare la Cina, in sensibile rallentamento, e non in grado di raggiungere il 7% di crescita fissato dal governo, secondo il Fondo Monetario Internazionale (che stima al 6,8% la crescita di quest'anno). Già il mese scorso, l'istituto diretto da Christine Lagarde aveva sottolineato i timori riguardanti le ricadute del cambio di passo in economia di Pechino, che potrebbe coinvolgere anche le economie occidentali. Proprio in questi giorni, erano arrivate le rassicurazioni da parte del vice governatore della banca centrale centrale cinese, Yi Gang, che aveva detto ai ministri presenti di non preoccuparsi per il futuro dell'economia di Pechino. La Cina, aveva sottolineato il numero due dell'istituto che regola la politica monetaria cinese, "continuerà a crescere a un ritmo medio-alto nei prossimo anni" e riprenderà a sostenere il mercato delle materie prime con importazioni crescenti in futuro. La Cina è il primo importatore al mondo di materie prime, che hanno subito un brusco calo ad agosto, dopo il crollo delle piazze azionarie cinesi: le importazioni cinesi sono di recente calate soprattutto a causa della debole domanda interna dovuta al rallentamento dell'economia.
09 OTTOBRE 2015
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