Pechino, 28 giu.- "Le agenzie di rating collegano il giudizio sulle banche a quello sul Paese, quindi avendo messo sotto osservazione il Paese hanno fatto la stessa cosa con le banche. Ma le due situazioni sono totalmente diverse": Corrado Passera risponde così a una domanda sulla decisione di Moody's di mettere sotto osservazione gli istituti di credito italiani.
Il CEO di Intesa Sanpaolo, nel suo secondo giorno di visita a Pechino per festeggiare i 30 anni di presenza in Cina dell'istituto, ha tenuto oggi presso la Peking University una lectio magistralis dal titolo "Imparare dalla crisi: come creare crescita sostenibile in un mondo interconnesso e multipolare".
Secondo Passera, alle radici della crisi c'è stata l'assenza o l'inadeguatezza delle regole bancarie applicate soprattutto in alcuni paesi anglosassoni. La crisi scoppiata alla fine del 2008 ha fatto emergere "i limiti dei nostri dogmi e delle nostre conoscenze economiche", ma anche "i benefici della cooperazione internazionale".
"Il fantasma della crisi è ancora tra noi - ha ammonito il CEO del gruppo di Torino - perché siamo ancora davanti a un'incertezza finanziaria e monetaria, con la sostenibilità del debito sovrano messa in discussione in molti paesi, e la crescita economica è ancora assai mal distribuita fra i diversi poli geo-economici".
Per esorcizzare lo spettro della crisi, secondo Passera, sono necessarie regole migliori, il superamento dei dogmi economici finora ritenuti incrollabili, e una migliore governance globale.
Ma l'euro non è a rischio: "Perché l'euro dovrebbe essere in pericolo? Una soluzione alla situazione Grecia si troverà, e si tratta comunque di un problema di dimensione molto limitata, non è pensabile che un problema da duecenti miliardi come il debito greco non sia risolvibile".
Allo stesso modo, secondo Passera, l'Italia non può destare allarme: "Per la dimensione del debito l'Italia non può che essere oggetto di attenzione - ha detto ancora il CEO di Intesa -, ma abbiamo una gestione del deficit migliore di quella di altri paesi, e anche una forte disposizione al risparmio e una forte ricchezza accumulata dalle famiglie".
Nel 2002 Intesa Sanpaolo è diventata la prima banca italiana in Cina autorizzata a fornire servizi bancari in valuta locale; nel 2007 il gruppo di Torino ha acquisito una quota di una banca cinese, la Bank of Qingdao, ed è anche attiva nell'asset management (attraverso Penghua Fund Management), nelle assicurazioni sulla vita (Union Life), nel private equity (Mandarin Capital Partners) e nei servizi di advisory (SIBAC).
"La presenza della Cina dimostra una visione prospettica di lungo periodo. Che la Cina diversifichi le sue riserve investendo anche sull'euro può solo essere visto come un fatto positivo da parte dell'Europa".
Il Ceo di Intesa non si mostra preoccupato neanche dai recenti allarmi lanciati sulla stabilità della situazione cinese: i revisori dei conti del governo centrale avevano dichiarato ieri che i debiti accumulati dalle amministrazioni locali ammontano a 10700 miliardi di yuan, una cifra pari a 1060 miliardi di dollari, o 1160 miliardi di euro. "Pensiamo che non ci ia ragione di vera preoccupazione perché sia il mondo delle amministrazioni pubbliche che il mondo delle banche cinesi è saldamente posseduto dal sistema pubblico cinese, che ha l'intelligenza e le risorse per gestire una situazione del genere. Sono situazioni già viste, se ci fosse da fare pulizia nei bilanci delle banche non ci sarebbero problemi e si parla comunque di cifre gestibili rispetto a quelle che sono le risorse del paese. Sul fronte della bolla immobiliare, per quanto riguarda le famiglie siamo lontanissimi da situazioni emergenziali come quelle degli Stati Uniti, perché in Cina gli anticipi per acquistare una nuova casa sono estremamente sorvegliati. Sul fronte dei grandissimi operatori, non penso che non possano reggere un periodo di calo delle vendite".
Sulla corsa per la successione a Mario Draghi alla guida di Bankitalia, niente nomi: "Chiaramente non intendo entrare nel merito - ha concluso Corrado Passera -, il governatore di Banca d'Italia deve assommare qualità di competenza, di autorevolezza nazionale e internazionale, di coraggio, di visione sistemica dei problemi e delle opportunità, perché nel nostro paese si tratta di una figura che va al di là del mero aspetto tecnico. Tutti i nomi di cui si è parlato sono caratterizzati da un forte profilo".
di Antonio Talia
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