Confermato sorpasso abitanti città su campagna

Confermato sorpasso  abitanti città su campagna

Pechino, 17 gen.- Lo avevano già preannunciato i dati dell'ultimo censimento e le proiezioni dell'Accademia di scienze sociali, ma la conferma è arrivata oggi: per la prima volta nella storia del Paese più della metà dei cinesi vive in città. Lo ha reso noto l'Ufficio Nazionale di Statistica (NBS) di Pechino, secondo cui lo scorso anno gli abitanti delle città hanno toccato i 690,79 milioni contro i 656,56 milioni delle zone rurali. Uno storico sorpasso prodotto dalla migrazione interna di ben 21 milioni di lavoratori provenienti dalle zone più arretrate e diretti verso i centri urbani in cerca di un'occupazione.

 

cittadini, né contadini. Secondo quanto emerso dal "Libro blu sullo sviluppo sociale: situazione sociale cinese, analisi e previsioni per il 2012" pubblicato a dicembre  dall'Accademia di scienze sociali cinese (Cass), i nuovi abitanti delle metropoli del Gigante Asiatico apparterrebbero a un nuovo gruppo sociale: gli "pseudo-cittadini". I nuovi arrivati vivono ai margini della società della città di adozione perché privi di assistenza, secondo quanto imposto dal sistema di residenza obbligatoria. L'hukou, questo il nome del sistema messo in atto da Mao Zedong, stabilisce che nel momento in cui i cinesi si spostano dal proprio luogo di residenza perdono diritto all'assistenza sanitaria, all' istruzione scolastica e ad altri sussidi. Nonostante le varie riforme, al giorno d'oggi in Cina ottenere il trasferimento di Hukou è ancora molto difficile.

 

"Il processo in atto pone la Cina di fronte a grosse sfide, specie nel campo del welfare" ha spiegato Li Peilin, autore del Libro Blu. Secondo il rapporto del Cass, la popolazione migrante cinese conta attualmente oltre 240 milioni di membri, ovvero il 40% dell'intera popolazione urbana. Di questi, il 60% si è trasferito da solo in città, dove vive e lavora senza alcun tipo di assistenza, lasciando la famiglia nelle campagne . Appena il 17% dei lavoratori migranti, infatti, usufruisce di un'assicurazione medica, mentre solo il 30% è coperto dal sistema di previdenza sociale. Tuttavia, quello del welfare ai lavoratori migranti, sostengono gli esperti, è un impegno che non può più essere rimandato considerando il trend. 

 

Dopo aver basato per secoli la sua economia sull'agricoltura, negli ultimi decenni la Cina ha visto i suoi abitanti impegnati in una vera e propria corsa verso le città. Negli anni '50 del secolo scorso, erano poco più di 60 milioni i cinesi che vivevano nei centri urbani rispetto ai 500 milioni di agricoltori.  Poi la de-collettivizzazione dell'agricoltura e i 30 anni di riforme economiche hanno trasformato il volto e il paesaggio del Paese, il quale ha conosciuto un urbanizzazione che è passata dal 18% del 1978 al 50% di oggi. Una tendenza che non conosce freni, sostiene il sociologo Lu Xueyi secondo cui nel 2050 l'80% della popolazione nazionale vivrà nelle metropoli.

 

Uno studio del People's Daily, quotidiano ufficiale del partito comunista cinese, descrive tre fasi dell'urbanizzazione cinese, tutte strettamente correlate alle migrazioni interne. La prima, che va dal 1958 al 1983 viene definita "fase semaforo rosso", in cui ai migranti era vietato spostarsi verso i centri abitati; la seconda, quella del "semaforo giallo" che va dal 1984 alla metà degli anni 90' in cui i residenti delle zone rurali potevano trasferirsi nelle città, ma di tasca propria; e la terza, la "fase semaforo verde", in cui il governo ha deciso di promuovere l'urbanizzazione con l'aiuto di programmi a sostegno dell'impiego urbano. E' l'altro lato della medaglia, quello positivo: mentre l'industrializzazione, infatti, riuscirebbe a risolvere appena il 20% della questione dell'impiego di una popolazione in continua trasformazione – si legge sul quotidiano - l'urbanizzazione, al contrario, risolverebbe l'80% del problema. Qualsiasi sia il livello di urbanizzazione raggiunto in una particolare area del Paese, è necessario - emerge ancora dallo studio - che siano assicurate ai cittadini almeno le istituzioni base, che includono il sistema fiscale, contributivo, mercato immobiliare, gestione di terreni statali, e soprattutto come assistenza sanitaria, istruzione base e un adeguato sistema idrico.

 

 

di Sonia Montrella

 

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