Di Eugenio Buzzetti
Pechino, 12 ott. - E' stato condannato a sedici anni di carcere Jiang Jiemin, una delle "tigri" più influenti nella campagna contro la corruzione voluta dal presidente cinese, Xi Jinping. Jiang era stato processato nell'aprile scorso, ma era ancora in attesa di un verdetto, arrivato oggi da un tribunale dello Hubei, nella Cina interna. Lo rivela l'agenzia Xinhua, secondo cui l'ex dirigente del greggio cinese è stato trovato colpevole di tangenti, abuso di potere e di possesso di ingenti asset di origine ignota. Jiang era generalmente considerato uno dei protetti dell'ex capo degli apparati di Pubblica Sicurezza cinese, Zhou Yongkang, condannato all'ergastolo nel giugno scorso con l'accusa di corruzione, abuso di potere e diffusione di segreti di Stato.
In passato, Jiang aveva ricoperto la carica di direttore generale di Cnpc (China National Petroleum Corporation, il gigante statale degli idrocarburi) e nel 2013 era stato nominato a capo della Sasac, la Commissione del governo cinese di Supervisione degli Asset Statali, carica che ha mantenuto solo per pochi mesi prima di essere indagato per corruzione. Il tribunale che lo ha condannato ha anche proceduto alla confisca dei suoi beni personali, quantificati in un milione di yuan, circa 160mila dollari al cambio attuale. La sua condanna arriva a pochi giorni dalla notifica di indagini nei confronti di un altro ex dirigente del greggio cinese, Su Shulin, governatore del Fujian, anch'egli in rapporti stretti con Jiang negli anni tra il 2002 e il 2006 in cui occupava posizioni di vertice all'interno di Cnpc.
12 OTTOBRE 2015
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