Nanchino, nov. 30 - "Non è possibile risolvere la sfida climatica senza che la Cina si assuma le proprie responsabilità e impugni la leadership". L'affermazione del Primo Ministro svedese Fredrick Reinfeld – nel suo ruolo di Presidente dell'UE – risuona solenne a Nanchino, dove si sta svolgendo il summit UE-Cina. Il fronte europeo è risoluto e compatto. Nei giorni scorsi il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso aveva dichiarato che: "l'Unione europea ha esortato la Cina a massimizzare i propri sforzi per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico e a spingersi oltre l'attuale posizione". La riduzione delle emissioni pari al 40-45% per unità di Pil rispetto ai valori del 2005 entro il 2020 – proposta lanciata la settimana scorsa da Pechino in risposta a quella del Presidente Obama, che prevedeva riduzioni delle emissioni statunitensi del 17% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020 – non basta. La Cina è il più grande inquinatore del mondo e considerando il ritmo della sua crescita, questi tagli incentivano l'efficienza energetica ma non risolvono il nodo emissioni. Il fronte cinese replica con altrettanta fermezza. Il Premier Wen Jiabao si è espresso in questi termini: "la Cina ritiene che l'imminente vertice di Copenaghen sia molto importante ed è incline a cooperare affinché la conferenza muova nella giusta direzione; tuttavia, la chiave del successo del summit è che ogni paese prenda responsabilità pari al proprio livello di sviluppo". In altre parole la Cina – così come l'India, il Brasile, il Sud Africa e il Sudan – richiede ai paesi sviluppati un contributo maggiore, da realizzarsi tramite tagli di emissioni più corposi e fondi a favore dei paesi emergenti per avviare la rivoluzione "verde". La conferenza aprirà i battenti il 7 dicembre. Le aspettative dei leader mondiali sono al ribasso. Si prevede – al più – il raggiungimento di un accordo di riferimento i cui dettagli legalmente vincolanti sarebbero definiti nel corso del prossimo anno. L'UE offrirà di ridurre le proprie emissioni del 20% rispetto ai valori del 1990 entro il 2020 e si impegnerebbe sino al 30% se un ambizioso accordo mondiale fosse raggiunto. Poiché la propria offerta è la migliore sul tavolo delle trattative auspica maggiore cooperazione da parte sia della Cina che dell'America.