Roma, 13 dic. - "Solo lavoro e niente gioco fanno di Jack un ragazzo noioso", così recita un proverbio inglese apparso per la prima volta a metà del 1600. Stando ai risultati dell'indagine condotta dalla Manulife-Sinochem, joint venture di assicurazioni sulla vita con sede in Cina ma cofinanziata da capitale estero, l'ipotesi secondo cui il solo lavoro privo di momenti di divertimento renda le persone annoiate e noiose trova riscontro anche nella Cina del ventunesimo secolo. L'iniziativa, prima nel suo genere, di scavare nei sentimenti della classe media cinese è partita nel 2009 dalla Manulife-Sinochem in cooperazione con la rivista MoneyWeek, nella convinzione che la percezione della felicità nelle famiglie appartenenti a questo gruppo sociale fosse un indicatore attendibile dello sviluppo dell'economia del Paese. Ne è risultato che il ritmo della crescita economica in Cina sta determinando la caduta a picco del "grado di felicità" percepita dalle famiglie del ceto medio e l'aumento del tasso dei divorzi, tanto nelle piccole città quanto, raddoppiato, nei grandi centri come Pechino e Shanghai.
I risultati della seconda indagine annuale sulla felicità percepita dalle famiglie della classe media in Cina sono stati rilasciati all'inizio dell'anno e restituiscono il ritratto emotivo di quasi 300 milioni di persone. Intorno a tale cifra, infatti, ruota il numero di persone considerate appartenenti alla middle class cinese oggi, stimate intorno al 23% dell'intera popolazione dall'Accademia delle Scienze Sociali. Il governo cinese si è inoltre dato come obiettivo per il quinquennio 2011-2015 di rinforzare le fila della classe media del 10%. Per lo Stato, infatti, i cinesi all'interno di questo gruppo sono il futuro pilastro della Cina, le spalle robuste sulle quali graveranno le responsabilità sociali di un Paese tanto complesso. Ma come potranno portare un peso così ingombrante se, come mostra l'indagine, sono infelici, insoddisfatti, oppressi e sopraffatti delle aspettative della comunità?
Il campione di popolazione intervistata, composto da 100mila persone residenti in 35 diverse città della Cina, fornisce – secondo le intenzioni della Manulife-Sinochem – delle guide linea utili ad aiutare le famiglie a trovare il modo di migliorarne la qualità della vita. I quesiti rivolti sono stati elaborati sulla base di cinque "fattori di felicità": salute, intelligenza, successo lavorativo, responsabilità familiari e ambiente sociale. Circa il 70% degli intervistati ha riscontrato che il reddito della propria famiglia influisce sulla felicità percepita. Persino nelle regioni della Cina considerate "più felici" – Jiangsu, Sichuan e Fujian – quasi la metà degli intervistati si è riconosciuto come "infelice". Il più alto tasso di infelicità si registra nelle zone più economicamente sviluppate, come Pechino, Shanghai, le ricche province del Guangdong e dello Zhejiang.
Le principali motivazioni di malcontento riconosciute sono l'intenso carico lavorativo, lo scarso tempo disponibile per le attività ricreative e, soprattutto, la forte pressione percepita in ogni aspetto della propria vita: la paura di perdere il proprio lavoro, l'ansia del pagamento del mutuo, la preoccupazione del risparmio per la vecchiaia e per l'istruzione dell'unico figlio. Ad aggiungere stress allo stress, il recente aumento dei prezzi dovuto all'inflazione (e ancor prima alla crisi finanziaria) che non ha corrisposto ad un aumento degli stipendi ed ha messo in allarme rosso anche le famiglie benestanti della classe media.
Il presidente della Manulife-Sinochem, James Lin, afferma attraverso il sito della compagnia che "La felicità è l'indicatore attraverso il quale si denota il benessere di una famiglia. A volte è difficile trovarla nella nostra vita quotidiana, ma essere forniti di un'assicurazione può fare la differenza". E pare proprio che molti cinesi negli ultimi anni siano giunti alla stessa conclusione. In seguito alle prime avvisaglie della crisi finanziaria, infatti, molte famiglie della classe media hanno preferito passare dalle forme di risparmio tradizionale agli investimenti in polizze assicurative che sono gradualmente diventate un modo per difendersi dai rischi finanziari. Almeno questo è quanto dichiarano alla Manulife-Sinochem, le cui motivazioni a pubblicare un "Libro bianco sulla felicità delle famiglie del ceto medio", alla luce di quanto affermato dallo stesso presidente della compagnia, appaiano evidenti.
di Melania Quattrociocchi
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