Roma, 30 mar.- La Cina continua a segnare punti nella sfida con gli Stati Uniti nel campo delle energie rinnovabili. Lo conferma il rapporto "Who's Winning the Clean Energy Race" della Pew Charitable Trusts, un'organizzazione no-profit con sede negli Usa, in base al quale la Cina si piazza al primo posto nella classifica delle nazioni che hanno investito maggiormente nelle energie pulite, superando gli Stati Uniti, scesi al terzo posto dopo la Germania. Secondo il rapporto della Pew, gli Usa hanno investito lo scorso anno 34 miliardi di dollari (circa 24 miliardi di euro) nel settore delle energie pulite, con un aumento del 51% rispetto al 2009, contro i 54,4 miliardi di dollari (circa 38 miliardi di euro) della Cina e i 41,2 miliardi di dollari (circa 29,2 miliardi di euro) della Germania.
La politica americana lo scorso luglio ha mancato l'obiettivo di fissare una quota minima di investimenti da destinare alle energie pulite, che secondo esperti e ambientalisti avrebbero dovuto fare da volano allo sviluppo del settore, incoraggiando le imprese che si occupano di energie alternative ad investire nel Paese.
Tuttavia quella segnalata dalla Pew non rappresenta di certo la prima sconfitta 'verde' impartita dal Dragone agli Usa. Nel mese di gennaio la American Wind Energy Association aveva confermato il primato della Cina nella produzione di energia da fonti eoliche (questo articolo), mentre alla fine dello scorso anno lo stesso segretario americano per l'Energia, Steven Chu, aveva evidenziato l'iniziativa della Cina nel finanziare investimenti orientati verso la ricerca 'sostenibile', invitando l'America a fare altrettanto. Sembra dunque che l'antica corsa alla conquista dello spazio tra Usa e Urss degli anni '50 abbia lasciato il posto a una più ferrea competizione nel settore energetico tra l'Aquila e il Dragone, competizione che finora è a vantaggio di quest'ultimo (questo articolo e questo articolo).
Tuttavia, secondo il rapporto della Pew, l'America mantiene una posizione di rilievo nel campo dell'efficienza energetica, grazie a investimenti pari a 3,3 miliardi di dollari (circa 2,3 miliardi di euro) e lo stanziamento di fondi venture capital e private equity destinati all'energia 'verde' del peso di 8,1 miliardi di dollari (circa 5,7 miliardi di euro). Agli Usa va riconosciuto il merito di avere ideato il sistema dei venture capital - adottato anche dalla Cina e da altre nazioni - che ha lo scopo di incoraggiare le imprese che operano nel settore 'pulito' ad investire in Paesi che offrono incentivi statali.
Ma secondo Jennifer Granholm, consulente della Pew, l'adozione da parte degli stati americani di disposizioni in materia di produzione minima di energia da fonti rinnovabili non è omogenea, ma dovrebbe essere potenziata al fine di attirare gli investimenti. Ed è sempre Granholm a sostenere che la rapida espansione della Cina nel campo dell'energia pulita è stata favorita dalle politiche adottate da Pechino e non dal basso costo della manodopera, come sostengono alcune teorie.
Uno sviluppo cui il Dragone non sembra voler rinunciare tanto che gli obiettivi 'verdi' si piazzano in cima alle priorità del governo illustrati nel XII piano quinquennale (2011-2015).
di Giovanna Di Vincenzo e Sonia Montrella
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