Pechino, 13 ott. La Hurun Report, corrispettivo cinese di Forbes fondata dal britannico Ruper Hoogerf, ha pubblicato ieri la sua Rich List 2010, l'elenco degli uomini e donne più ricchi della Cina. Zong Qinghou, proprietario de gruppo Wahaha specializzato in bevande, non solo entra nella Top Ten, ma ci entra come primo in classifica grazie ai suoi 12 miliardi di dollari di patrimonio, raddoppiando il secondo in classifica, Li Li, che controlla la compagnia farmaceutica Hepalink, fermo a 6 miliardi di dollari. Ma il dato interessante si snoda dal terzo poso in giù, ed è tutto al femminile: Zhang Yin, 53 anni, "regina della carta", fondatrice e presidente dell'azienda di riciclaggio Nine Dragons Paper, pur scendendo di una posizione rispetto allo scorso anno, si mantiene saldamente sul podio con un patrimonio di 5,6 miliardi di dollari. La signora Zhang non è una mosca bianca nel mondo imprenditoriale cinese: secondo il magazine cinese China Enterpreneur, infatti, oggi in Cina si contano più di 29 milioni di imprenditrici, cifra che copre il 20% del totale nel settore dell'imprenditoria.
Se poi si confrontano i dati della Hurun List con quelli di Forbes e del Sunday Times per quanto riguarda le donne più ricche del pianeta che abbiano costruito il loro impero da sole, escludendo quindi le ereditiere o appartenenti a ceti nobiliari, le prime tre posizioni sono ricoperte tutte da donne cinesi, un primato nazionale che la dice lunga sull'intraprendenza affaristica del genere femminile in Cina. Sotto Zhang Yin si trova infatti Wu Yajun, della Longfor Property, con 4,1 miliardi di dollari, seguita da Chen Lihua, presidente della Fuhua International Group con 4 miliardi di dollari di patrimonio. Le tre imprenditrici cinesi si sono lasciate alle spalle mostri sacri del business come Rosalia Mera di Zara, Oprah Winfrey e Doris Fisher di GAP.Le signore Zhang, Wu e Chen sono al vertice di una generazione imprenditoriale di donne che lentamente sta riuscendo ad imporsi in un settore tradizionalmente, a livello mondiale, riservato agli uomini.
Il Financial Times ha provato a spiegarsi questo fenomeno, rilevando che, secondo un recente sondaggio, il 76% delle donne cinesi dichiara di aspirare ad un posto di lavoro di rilievo. Aspirazioni che, continua il Financial Times, sarebbero facilitate indirettamente dalla legge del figlio unico: ogni aspirante imprenditrice infatti avrebbe quattro nonni pronti a dedicare anima e corpo all'eventuale nipotino o nipotina, permettendo alla madre di badare un poco meno alla progenie ed un po' di più al denaro. Al di là di sondaggi e presunte facilitazioni familiare, che personalmente mi lasciano abbastanza dubbioso, è indubbio che la voglia di rivalsa di un genere storicamente messo in secondo piano anche qui in Cina possa aver dato a questa generazione di donne cinesi, figlie di una lenta parificazione tra uomo e donna all'interno della Repubblica Popolare, la spinta necessaria per raggiungere questo traguardo. Nella classifica Forbes delle donne più potenti del 2010, l'unica cinese nella Top 100 è Sun Yafang, della Huawei Technologies, ed occupa il 90° posto. Sarà solo questione di tempo?
di Matteo Miavaldi