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Sotto questo profilo si puo' dire che sia stato sciopero di maggior "visibilita'" di tutta la storia cinese. Risoltosi, con un aumento del 24% e' destinato, molto concretamente ad avere un effetto a catena su tutta l'industria dell'auto e anche in altri settori. E' da rilevare che gli aumenti in corso superano ampiamente la crescita dei prezzi e probabilmente anche questo fattore e' stato valutato dalle autorita' cinesi. Senza tornare ai livelli di della meta' degli anni novanta, un po'di inflazione puo' contribuire infatti anche ad allentare le pressioni (e le ricorrenti polemiche) sulla parita' dello yuan.
Diversi economisti hanno commentato favorevolmente la svolta in atto, interpretandola come una manovra a largo raggio, mirata ad promuovere una redistribuzione della ricchezza a favore dei salari che attualmente coprono meno del 40% del pil dal lato della domanda, rispetto a piu' del 53% sedici anni fa. La conseguenza dovrebbe essere un ri-orientamento del motore della crescita sui consumi interni. Rileva, ad esempio, Yang Yiyong, direttore di una degli istituti di ricerca economica della Commissione per le Riforme e lo sviluppo dipendente direttamente dal Consiglio di Stato: "I salari nel nostro Paese, malgrado alcuni aumenti in anni recenti sono rimasti troppo bassi e questo ha avuto un effetto negativo sulla domanda aggregata".
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