Hong Kong, 30 giu. – Quasi 800mila persone a Hong Kong hanno votato il referendum simbolico per chiedere che alle elezioni i candidati a guidare il governo siano scelti liberamente e non da una lista stilata da Pechino. Ben 787.000 elettori "hanno espresso pacificamente il loro pensiero, quale che sia", ha osservato capo degli scrutatori, Robert Chung.
La consultazione 'online' e presso alcuni seggi é stata promossa dal movimento Occupy Central e da altri gruppi pro-democrazia per fare pressione sul governo cinese affinché consenta reali riforme. Un risultato "nullo" da Pechino che ha bollato l'iniziativa come "illegale". "Nessuna pratica o metodo relativo alle le riforme per le elezioni del 2017 deve deviare dalla Legge Fondamentale" ha puntualizzato, inoltre, il segretario di Hong Kong Carrie Lam il quale – si legge in un editoriale del China Daily a firma Kahon Chan - ha promesso comunque di ascoltare le idee espresse dal popolo attraverso un referendum che non ha valore legale.
Il territorio, un'ex colonia britannica tornata sotto sovranità cinese nel 1997, è governato da una mini-Costituzione, chiamata Legge Fondamentale, che prevede l'introduzione del suffragio universale per la selezione del Capo dell'esecutivo locale e anche del mini-Parlamento di Hong Kong.
Il dato dei 787.000 votanti è significativo se si pensa che alle elezioni del 2012 erano stati tre milioni e mezzo di elettori registrati. Gli accordi tra Gran Bretagna e Cina del 1984 hanno affidato a Pechino un territorio di sette milioni di abitanti dove la stampa è libera, esistono partiti politici e parziali elezioni a suffragio universale (solo metà del Parlamento viene riempito per volere popolare, il resto è selezionato da gruppi di interesse corporativo), e le manifestazioni politiche sono cosa comune. Per gestire questa inusuale situazione rispetto a quanto avviene nel resto della Cina era dunque stato coniata la formula di "Un Paese Due Sistemi", che sta però mostrando in questi mesi tutti i suoi limiti. Pechino si rifiuta di acconsentire a un'elezione del Capo dell'Esecutivo locale a candidatura libera e insiste affinché i candidati siano scelti fra una rosa di nomi che il Partito Comunista considera "patriottici" e leali, e selezionati da 1200 persone nominate a loro volta da Pechino.
E se per Pechino il referendum è nullo, gli hongkonghesi non si arrendono: centinaia di migliaia di manifestanti sono previsti in strada per il 1 luglio.
30 giugno 2014
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