CIC INVESTE IN FONDO RUSSO

Pechino, 12 ott. – Mentre sfuma l'accordo sulle forniture di gas russo alla Cina, China Investment Corporation fa sapere di voler investire un miliardo di dollari nel Russian Direct Investment Fund creato lo scorso giugno e sostenuto dalle due più alte cariche del Cremlino. Nessun altro dettaglio è stato dischiuso dal Fondo sovrano cinese. Intanto nonostante la visita ufficiale di due giorni del premier Vladimir Putin a Pechino non abbia portato all'attesa firma dei contratti sulle forniture, Mosca sembra ostentare sicurezza. Secondo il vice primo ministro, anche lui nella delegazione russa, entro il 2020 il Dragone avrà un deficit energetico di 200 miliardi di metri cubi di gas l'anno, "dove di certo il posto di Gazprom è virtualmente garantito".

 

Da cinque anni le due potenze vicine sono impegnate in una serrata trattativa sulle forniture di gas da Mosca, sistematicamente fallite per un mancato accordo sul prezzo. Gazprom progetta da tempo di vendere alla Cina 30 miliardi di metri cubi di gas all'anno per 30 anni a partire dal 2015, trasportandoli attraverso la regione dell'Altai verso il confine nordoccidentale della Cina. Esiste inoltre un altro progetto di pipeline che potrebbe portare tale quantità fino a 68 miliardi di metri cubi di gas all'anno, cifra che corrisponde a più del 75% degli 88.7 miliardi di metri cubi consumati dal Dragone nel 2009 secondo le statistiche BP. La fornitura alla Cina consentirebbe a Mosca di diversificare i suoi mercati e non dipendere esclusivamente dall'Europa come unico cliente ma, come fanno notare diversi analisti, finora tali pipeline esistono quasi per intero solo sulla carta. I negoziati, però si sono sistematicamente arenati a causa di profonde divergenze sul prezzo, l'ultima volta nell'agosto scorso. Laddove Mosca insiste per applicare alle forniture rivolte alla Cina una parità di prezzo con le forniture vendute all'Europa –dove i clienti del gigante russo pagano in media tra i 400 e i 450 dollari per migliaio di metri cubi- l'offerta della Cina è di 235 dollari a migliaio di metri cubi.

 

Siamo sulla soglia di un accordo sulle forniture di gas - ha detto alla stampa il vicepremier, incaricato del governo per il settore energetico - come è normale il lavoro sul gas è in corso e culminerà nella firma di contratti: su questo abbiamo fiducia". L'irrisolta questione del gas era al centro della due giorni di Putin in Cina, che nonostante il flop sul gas porta a casa la sigla di una serie di accordi bilaterali dal valore di 7 miliardi di dollari. Il premier russo, candidato forte al Cremlino per il 2012, ha incontrato l'omologo cinese Wen Jabao e il presidente Hu Jintao, col quale ha ribadito la necessità di potenziare la collaborazione tra i due paesi oltre il gas: "La nostra cooperazione è versatile e sarà diversificata sempre di più", ha detto Putin.

 

Secondo il primo ministro i settori su cui concentrarsi in futuro dovranno essere quello dell'innovazione tecnologica e del nucleare, ma anche l'esplorazione e la produzione di idrocarburi. In un comunicato congiunto i due leader hanno concordato una più stretta collaborazione anche sul piano diplomatico. "Le Nazioni Unite e il Consiglio di sicurezza devono giocare un ruolo cruciale negli affari internazionali", si legge nel testo riportato dall'agenzia Xinhua. Le due parti continueranno negli sforzi per procedere verso una multipolarizzazione del mondo e rendere le relazioni internazionali più democratiche.

 

Al di là della disputa energetica, le due potenze hanno trovato un piano d'azione comune nell'opporsi a quella che ritengono un'eccessiva pressione sullo scacchiere internazionale da parte degli Usa e dei loro alleati. La settimana scorsa sono state le uniche a porre il veto alla risoluzione Onu sulla Siria e hanno annunciato la proposta comune di un testo "più equilibrato" per condannare il regime di Assad.

 

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