Caccia al rendimento oltre i Bric
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Caccia al rendimento oltre i Bric

Caccia al rendimento oltre i Bric

Investimenti. Come sfruttare al meglio i trend mondiali e lo sviluppo economico che caratterizza i paesi emergenti
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Lucilla Incorvati
Chi vuole cogliere la crescita dei listini azionari deve iniziare a ragionare secondo parametri diversi e soprattutto guardare sempre più ai nuovi mercati. Non solo a certe economie emergenti, ormai non più in realtà tali (vedi il caso dei paesi Bric) ma anche ai nuovi mercati di frontiera. Vale a dire quei paesi al momento ancora considerati periferici ma destinati a beneficiare dei grandi trend demografici e strutturali che hanno già modificato nel corso dell'ultimo decennio il volto di nazioni come Taiwan e Corea.
È qui che, secondo gli esperti, sono attese le crescite maggiori nei prossimi anni. Facendo riferimento solo al 2011, lo scenario principale è di una crescita del 2-3% per i paesi industrializzati e di un'espansione dell'8-9% per India e Cina. E secondo un recente studio di Credit Suisse Qatar, Vietnam e Nigeria sono i paesi che potrebbero crescere da qui al 2015 ad un tasso annuo tra il 6 e il 9%. Secondo gli analisti della casa svizzera, le economie di alcuni paesi di frontiera (tra i meglio posizionati ci sono anche Kenya, Tunisia, Giordania, Mauritius, Libano, Pakistan), sono destinate a crescere molto più velocemente e si dimostrano sempre più capaci di integrarsi all'ordine globale.
I fattori trainanti sono la crescita demografica, il processo di urbanizzazione e l'industrializzazione che a loro volta spingono settori di base come l'alimentare (cambiano le esigenze nutrizionali) il farmaceutico (cresce la domanda di prodotti e servizi sanitari), i consumi legati ai prodotti e servizi di lusso. E poi ci sono settori industriali strategici come l'energia, la tecnologia, le comunicazioni, i servizi finanziari. Non ultimo il turismo visto che in tutti quei paesi dove si forma un nuovo ceto medio questo è sempre più interessato a conoscere il resto del mondo. Un trend che da qualche anno ha coinvolto chi risiede in Cina, India, Indonesia e Taiwan.
Secondo Stefan Angele, a capo degli investimenti di Swiss&Global «In India e Cina si consuma in media l'equivalente di un litro e mezzo al giorno di petrolio contro i circa dieci degli Stati Uniti – osserva il gestore – e considerato che questi due paesi insieme hanno otto volte la popolazione americana, allora si capisce l'urgenza impellente di rendere più efficiente a monte la produzione di energia e a valle il suo consumo». A livello settoriale, dunque, tra i settore destinati a una forte crescita ci sono i produttori di infrastrutture, prodotti e attrezzature sanitarie e sistemi per rendere più efficienti i consumi energetici.
Ma muoversi in queste aree non è facile visto che sono anche paesi che presentano alcuni rischi non indifferenti: instabilità politica (e quanto sta accadendo in questi giorni in Egitto è un esempio), corruzione, borse che, soprattutto per i mercati di frontiera, sono molto piccole e non ancora ben regolamentate, non ultimo rischio inflazione. Insomma, per un piccolo risparmiatore cercare l'occasione non è facile. Come deve muoversi, dunque, un investitore privato che voglia cogliere la crescita del nuovo ordine economico mondiale?
Il suggerimento che arriva dai più è quello di affidarsi a professionisti che conoscono bene certi mercati.
Va anche detto che le prospettive di crescita di un'economia non coincidono necessariamente con quelle della locale piazza finanziaria per cui gli esperti consigliamo di puntare sulle imprese che operano su un determinato mercato senza essere necessariamente aziende locali o quotate sulle borse locali.
Un'idea di investimento può senz'altro essere quella di costruire su un basket di titoli che includa aziende occidentali che operano sui mercati emergenti e di imprese locali, in modo anche da beneficiare del commercio intraregionale. Ma in generale si tratta di quelle aziende che possono beneficiare dei trend di forte crescita nei mercati emergenti. Pertanto gli investitori dovrebbero combinare investimenti regionali in società locali dei mercati emergenti (es. in Asia, India) con investimenti tematici in società globali che sono in grado di cogliere buona parte della crescita nei mercati emergenti (es. energia, salute, consumi). Ma per chi non conosce i settori e le aziende investire può rivelarsi estremamente difficile e rischioso. Ecco perché una giusta diversificazione, magari ben consigliata tra fondi tematici (si pensi a quelli che investono nelle infrastrutture, nel lusso, nell'energia), fondi geografici e globali può essere una valida alternativa.
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30/01/2011
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