Cosa succede se una virtù diventa un ostacolo? In Cina, ci pensa lo Stato ed è quello che sta succedendo con i milioni di coupon distribuiti per esortare la gente a spendere in cibo, vestiti e cinema, per spingere i tenaci risparmiatori cinesi, che arrivano a mettere da parte il 30-40% delle entrate, a far circolare contante. Chengdu, capoluogo del Sichuan, la provincia in cui è avvenuto il terribile terremoto di maggio scorso, è stata la prima città in cui sono state introdotte le nuove misure e in cui a dicembre sono stati distribuiti a 379.000 cittadini di basso reddito buoni per oltre quattro milioni di euro. Nella città della costa orientale di Hangzhou i beneficiari dei coupon sono stati 670.000 con una somma equivalente a oltre 11 milioni di euro da spendere in negozi e centri ludici. "Il principio di mettere soldi in tasca alle persone è stato applicato alla lettera e può diventare una misura comune come alternativa a riduzioni fiscali, che possono solo incoraggiare ulteriori risparmi", commenta Jing Ulrich della società finanziaria JP Morgan. Alle famiglie povere e ai pensionati di Hangzhou sono stati dati 10 coupon da 20 yuan (2,3 euro circa), mentre gli studenti ne hanno ricevuti 5. Tutti sono stati incoraggiati a spenderli entro tre mesi, periodo oltre il quali i buoni saranno spendibili in un numero minori di esercizi commerciali. E per incoraggiare ulteriormente i consumi, alcuni commercianti hanno proposto ulteriori sconti ai clienti in possesso dei buoni e i cinema hanno addirittura dimezzato il prezzo del biglietto. Nell'area di Hangzhou, famosa meta turistica per la zona dei laghi, sono stati distribuiti buoni per oltre 4 milioni di euro da spendere in strutture alberghiere e nella stessa città di Hangzhou il governo sta valutando la possibilità di pagare un decimo del salario in coupon. La spinta al consumo arriva dopo gli effetti della crisi finanziaria, che ha fatto scendere di diversi punti l'indice di fiducia del consumatore cinese, che ha raggiunto il punto più basso in sei anni. È troppo presto per valutare l'efficacia della misura dei buoni, ma già si levano voci scettiche, come quella di Shi Jianxun, economista della Shanghai Tongji University, che ha denunciato il carattere effimero del provvedimento. Per una soluzione più durevole, occorre sanare lo squilibrio tra città e campagna e, soprattutto, "la Cina deve rinnovare la sua struttura di reddito, cambiare lo stato di 'nazione ricca e cittadini poveri', chiedere meno tasse e migliorare la previdenza sociale. Solo così la gente risparmierebbe di meno".