Di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 18 giu. - La riforma del settore bancario in Cina segna un passo avanti. Bank of Communications, la quinta maggiore banca cinese, è la prima banca commerciale a passare alla struttura mista a capitale pubblico-privato. L'approvazione al piano di riforma della struttura societaria è arrivato martedì scorso dal Consiglio di Stato, il governo cinese e comunicato ai mercati nel giorno stesso. Bank of Communications (BoCom) permetterà quindi l'ingresso di azionisti privati, rafforzerà la gestione dell'istituto per aumentare il controllo dei rischi e realizzerà un piano per permettere ai dipendenti di detenere azioni della banca stessa. A fine 2014, BoCom aveva asset per 6280 miliardi di yuan, pari a 886,8 miliardi di euro.
Bank of Communications non è la prima struttura statale a passare alla struttura a capitale misto, anche se il passaggio non intaccherà il ruolo dello Stato di azionista di maggioranza. Prima di BoCom, a sposare la linea di apertura ai privati dei colossi statali erano stati grandi nomi dell'energia: China National Petroleum Corporation e Sinopec su tutti, che avevano annunciato già nei primi mesi dello scorso anno l'apertura di interi settori della propria attività al capitale privato, e la stessa State Grid, il maggiore ente di distribuzione dell'energia elettrica in Cina. Bank of Communications non è nuova a esperimenti: nel 2005 era stata la prima banca cinese a essere quotata a Hong Kong, ma nel caso della riforma per il passaggio a capitale misto, al momento sembra esclusa una vera propria privatizzazione.
Uno dei punti tenuti maggiormente in conto dagli analisti riguardo all'operazione sarà capire che grado di flessibilità in più avrà BoCom rispetto agli altri giganti statali cinesi del credito. Anche secondo gli analisti cinesi, gli azionisti privati non sono ben rappresentati nella struttura dei grandi gruppi bancari, che stanno attraversando un momento di difficoltà in Cina per il rallentamento dell'economia, cresciuta del 7% nel primo trimestre 2015, ai minimi da sei anni, e per la forte presenza di bad loans nella pancia degli istituti di credito cinesi. Nel primo trimestre di quest'anno, i cattivi prestiti sono stati pari a 982,5 miliardi di yuan, pari a 138,8 miliardi di euro, in crescita di 139,9 miliardi di yuan rispetto allo stesso periodo dello scorso anno
18 maggio 2015
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