BANCA MONDIALE: CRESCITA CINESE 2011 SARA' DEL 9.3%
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BANCA MONDIALE: CRESCITA CINESE 2011 SARA' DEL 9.3%

BANCA MONDIALE: CRESCITA CINESE 2011 SARA' DEL 9.3%

Economia
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Pechino, 28 apr.- La Banca Mondiale rivede ancora una volta al rialzo le sue previsioni sull'economia cinese nel 2011, ma mette nuovamente in guardia contro i rischi connessi allo scoppio di una bolla immobiliare: "Considerati i risultati migliori del previsto negli ultimi due trimestri, è probabile che nel 2011 il PIL cinese crescerà del 9.3% - si legge nel consueto rapporto trimestrale - , una crescita più lenta del 10.3% dello scorso anno, ma comunque un tasso che denota la robustezza dell'economia".  Le precedenti previsioni fissavano il tasso di crescita all'8.3%. Secondo gli analisti di World Bank, tuttavia, non è ancora giunto il momento per adottare politiche monetarie più rilassate: "Anche se i rincari dei prezzi dei generi alimentari sembrano avere raggiunto il picco e le nostre previsioni sull'inflazione non destano particolari preoccupazioni, i rischi di ulteriori shock dei prezzi globali delle commodities invitano alla cautela" prosegue il rapporto. La Banca Mondiale continua a sostenere che un apprezzamento dello yuan potrebbe allentare la corsa dei prezzi, allentando la pressione derivante dall'inflazione importata dall'estero: "Si tratta di uno strumento diretto- ha dichiarato oggi a Pechino il capo economista  di World Bank per la Cina Ardo Hannson nel corso della presentazione del rapporto - e dovrebbe essere impiegato come parte di un arsenale più ampio nella lotta contro l'inflazione". La Banca mondiale, infine, ha nuovamente sottolineato i rischi derivanti dal settore immobiliare: "Eventuali shock al real estate capaci di ridurre significativamente i progetti comporterebbero un vasto impatto sull'economia cinese e sui bilanci degli istituti di credito. Una crisi immobiliare potrebbe condizionare anche le finanze delle amministrazioni locali, che investono massicciamente nel settore". La scorsa settimana la China Banking Regulatory Commission – l'authority bancaria di Pechino - ha ordinato agli istituti di credito di effettuare ulteriori stress test  sui prestiti concessi alle società immobiliari, mentre il governo continua i suoi sforzi per contenere gli aumenti dei prezzi delle case. Il mercato cinese del mattone è da tempo a rischio surriscaldamento e il governo di Pechino ha lanciato numerose misure per contenere i continui aumenti dei prezzi delle proprietà, proibendo in alcune città l'acquisto di più di un appartamento e innalzando ben quattro volte i tassi d'interesse da ottobre ad oggi. Solo nel 2010 i prezzi delle case sono aumentati del 18% rispetto all'anno precedente, rendendo sempre più difficile l'acquisto di un appartamento per la classe media: le ragioni della formazione della bolla speculativa vanno rintracciate nella stagione 2009-2010, quando le banche –su impulso del governo- hanno concesso nuovi prestiti per 17500 miliardi di yuan (al cambio attuale circa 1850 miliardi di euro), la maggior parte dei quali è stata investita proprio nel mattone. Gran parte di questi prestiti è stata concessa alle LIC, Local Investment Companies, veicoli finanziari controllati dalle amministrazioni locali, ma secondo diversi rapporti per molti progetti è difficile intravedere reali margini di guadagno: secondo un'indagine della State Grid- mai confermata ufficialmente - in alcune aree i nuovi appartamenti completamente inutilizzati potrebbero toccare il 30%. Alcune settimane fa l'agenzia di rating Moody's aveva declassato l'outlook del settore immobiliare cinese da "stabile" a "negativo" (questo artcolo). Nel marzo scorso l'agenzia Fitch aveva invece diffuso un rapporto secondo il quale da qui al 2013 ci sarebbe  il 60% di possibilità che le banche del Dragone vengano sconvolte da un crollo dei prezzi delle case, capace di provocare un'ondata di insolvenze (questo articolo). La Banca mondiale, infine, ha rivisto le proiezioni sull'attuale account surplus cinese al 3.6% del PIL, al di sotto della soglia del 4% che secondo il segretario del Tesoro americano rischia di causare ulteriori squilibri sull'economia mondiale.
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