BANCA CENTRALE ALZA I TASSI DI 25 PUNTI BASE
ADV
ADV
BANCA CENTRALE ALZA I TASSI DI 25 PUNTI BASE

BANCA CENTRALE ALZA I TASSI DI 25 PUNTI BASE

Economia
di lettura
Pechino, 5 apr.- La Banca centrale cinese ha annunciato nel pomeriggio un nuovo aumento dei tassi d'interesse di 25 punti base, effettivo da domani: i tassi sui depositi vengono così portati a quota 3.25% mentre quelli sui prestiti toccano quota 6.31%. Si tratta del quarto aumento dei tassi d'interesse dall'ottobre scorso a oggi. Da mesi Pechino tenta di drenare l'eccesso di liquidità in circolazione nel sistema e ridurre così la corsa dell'inflazione, che sta continuando a galoppare nonostante le numerose misure adottate: a febbraio l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 4.9%, cifra identica a quella di gennaio, ben al di là della soglia del 4% entro la quale il governo intende mantenerlo per il 2011. E se i dati di marzo non sono ancora stati diffusi, un editoriale pubblicato dal quotidiano economico China Securities News pubblicato la scorsa settimana avvertiva che il mese scorso il costo della vita potrebbe essere cresciuto "oltre il 5%", un dato confermato dalle impressioni di numerosi analisti, secondo i quali i livelli dell'ultimo mese avrebbero superato anche le più fosche previsioni della leadership cinese. "Contenere l'inflazione è la priorità del governo per il 2011" aveva dichiarato il premier Wen Jiabao nel discorso d'apertura dell'Assemblea Nazionale del Popolo, a febbraio. Il rialzo dei tassi d'interesse arriva anche in un periodo in cui la Cina è ancora sotto attacco per la rivalutazione dello yuan: da tempo Washington e Bruxelles accusano Pechino di mantenere artificialmente basso il tasso di cambio della sua moneta per garantirsi un vantaggio sleale negli scambi con l'estero. Oltre agli aumenti dei tassi d'interesse la Banca centrale ha adottato altre misure per contrastare l'inflazione, tra cui i rialzi dei requisiti di riserva obbligatoria delle banche, che dal 2010 ad oggi sono stati innalzati ben nove volte.
ADV
ADV
"Nonostante il governo abbia fatto dei progressi nel rallentare la corsa dei prezzi, la combinazione tra l'elevato costo delle commodities a livello globale e i crescenti costi dei servizi nei prossimi mesi spingerà l'inflazione verso i livelli più alti degli ultimi tre anni - si legge nel commento -, gli analisti ritengono che ci sia un'elevata probabilità che l'indice dei prezzi al consumo del mese di marzo cresca oltre il 5%. Il mese di aprile e la metà dell'anno potrebbero costituire il momento ideale per un aumento del tasso d'interesse".
Il China Securities Journal non rappresenta la visione del governo, ma è il più importante quotidiano economico cinese ed ha anticipato i risultati delle statistiche ufficiali in più di un'occasione. Se le previsioni dell'editoriale sono corrette anche a marzo Pechino dovrà fronteggiare un considerevole aumento del costo della vita, l'ultimo di una lunga serie che nei mesi scorsi ha messo a dura prova le tasche dei cittadini cinesi. Il Dragone è riuscito a chiudere il 2010 con un brillante crescita del 10.3%, ma l'altra faccia della medaglia è rappresentata dal rischio di un surriscaldamento dell'economia: da quando nel 2008 il governo ha varato un pacchetto di misure anticrisi e ha allentato i controlli sulle banche, gli istituti di credito hanno alluvionato il sistema con un fiume di liquidità che ha innalzato considerevolmente il livello dei prezzi. E se solo lo scorso mese i generi alimentari hanno riscontrato un aumento dell'11% rispetto allo stesso periodo del 2010, su alcuni compartimenti specifici - come ad esempio la frutta fresca - i rincari si aggirano intorno al 30% (questo articolo).
"La lotta contro l'inflazione è la priorità del governo" ha detto il premier Wen Jiabao nel suo discorso di apertura dell'ultima Assemblea Nazionale del Popolo (questo dossier): dal mese di ottobre la Banca centrale cinese ha innalzato tre volte i tassi d'interesse, mentre dall'inizio dello scorso anno i requisiti di riserva obbligatoria delle banche sono stati innalzati ben nove volte (questo articolo e questo articolo). I tassi sui depositi sono fissati al 3%, ma è opinione diffusa che se l'inflazione dovesse rimanere a lungo al di sopra di questo livello, le imprese investiranno eccessivamente a causa del basso costo del capitale, mentre i correntisti potrebbero sentirsi invogliati a ritirare il loro denaro dalle banche, mossa che potrebbe condurre allo scoppio di bolle speculative.
"L'indice dei prezzi al consumo potrebbe addirittura aumentare del 6% a giugno e luglio", si legge nell'editoriale. Il China Securities News sta preparando il pubblico al peggio per poi fargli tirare un sospiro di sollievo quando i dati ufficiali verranno pubblicati? Oppure sta segnalando quali saranno i momenti migliori per un ulteriore giro di vite che il governo potrebbe essere già pronto ad avviare? Di sicuro, un'inflazione al 6% non si vedeva dalla prima metà del 2008, quando la grande crisi globale non era ancora scoppiata.
©Riproduzione riservata
ADV