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Pagelle molto differenti da quelle delle tre agenzie di rating più accreditate al mondo. Moody's valuta Pechino A1, quattro gradi al di sotto della tripla A assegnata agli Stati Uniti. Per S&P's il giudizio sulla Cina è A+ e per Fitch Aa-. Proprio ieri quest'ultima ha lanciato l'allarme sul rating della Cina, che potrebbe essere penalizzato dalla bolla immobiliare.
Quello dell'agenzia Dagong è allora un rovesciamento della realtà dettato da orgoglio nazionalista? Probabile. O forse, la volontà di compiacere il governo ha semplicemente spinto la società ad anticipare i tempi e ritrarre quello che potrebbe essere un futuro non troppo lontano. Schiere di analisti concordano sul sorpasso della Cina ai danni degli Stati Uniti in termini di Pil, nel giro di qualche decennio (anche se si potrebbe obiettare che molti di quegli analisti non hanno saputo prevedere la crisi finanziaria dei nostri giorni). Poco verosimile oggi, la maggior affidabilità delle finanze pubbliche cinesi potrebbe diventare una realtà in men che non si dica.
Fondata nel 1994, Dagong, che si propone di «spezzare il monopolio» di Moody's, S&P's e Fitch, è la prima società non occidentale ad aver dato i voti ai debiti sovrani internazionali, mettendo sotto la lente 50 paesi. Per 27 di loro, la valutazione assegnata diverge da quella delle tre maggiori agenzie di rating. Se gran parte delle economie avanzate vengono ridimensionate, il Brasile e alcune economie emergenti ottengono valutazioni più alte, grazie alla loro stabilità politica e alla forte crescita.
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13/07/2010
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