di Sonia Montrella
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Roma, 23 set.- Cresce la presenza della Cina nel mercato degli strumenti di tortura. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto di Amnesty International e Omega Research Foundation secondo cui ad oggi sono oltre 130 (contro le 28 di dieci anni fa) le aziende cinesi che producono e commerciano attrezzature per l'attuazione della legge, quali gas lacrimogeni, manganelli chiodati e non, storditori che rilasciano scosse elettriche, manette per caviglie.
Secondo Amnesty "sempre più società cinesi traggono profitto dalla vendita di questi strumenti di tortura, contribuendo così a un aumento degli abusi di diritti umani nel mondo". "Si tratta di un commercio florido in Cina – spiega il ricercatore della ONG Patrick Wilcken – aiutato dal fatto che le autorità non fanno nulla per ostacolarlo o regolarlo". Gran parte delle spedizioni sono dirette in Africa dove le leggi sono minime e il grado di abuso potenziale alto.
23 settembre 2014
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