Luci dalla Cina: sguardi inediti
su un paese in trasformazione
Roma, 3-4 ottobre
Roma, 26 set. - La Cina si mostra senza trucco e senza complessi, nelle immagini di giovani documentaristi indipendenti, appassionati e impegnati, che raccontano il loro Paese dall'interno, con semplicità, lucidità e generosità. Écrans de Chine, il festival europeo del documentario cinese indipendente, che si tiene con successo a Parigi dal 2009, varca per la prima volta i confini della Francia, approdando in contemporanea in Italia, a Roma, e a Saarbrücken, in Germania, e acquistando così un respiro europeo.
La manifestazione italiana rappresenta una nuova opportunità per scoprire la Cina con gli occhi dei suoi abitanti, entrando nelle loro case, nelle loro vite, nei loro sogni, nella loro quotidianità. Questo Paese straordinariamente complesso sta attraversando cambiamenti epocali; ma l'Occidente fa fatica a comprenderli e tende quindi a percepirli ora come un mistero impenetrabile, ora come un pericolo ineluttabile, troppo spesso oscillando tra stereotipi, timore e diffidenza. In Europa, in particolare, prevale l'immagine del colosso economico, con cui la comunità internazionale si trova, più o meno volentieri, a fare i conti. La Cina di oggi non è però solo una fabbrica sterminata, o un grande mercato da conquistare: è un Paese alla ricerca di un nuovo equilibrio, in cui il nuovo e l’antico convivono, con contrasti talvolta anche stridenti, una società ricca sul piano culturale, umano, emotivo.
Luci dalla Cina vuole fare conoscere questo Paese in divenire, fatto di milioni di piccole-grandi vite, di persone che ogni giorno cercano il loro posto nella società. La rassegna italiana presenta, in questa sua prima edizione, una selezione di sei documentari, scelti tra i venti in concorso a Parigi. I film saranno proiettati (a ingresso gratuito, in lingua originale con sottotitoli in italiano) presso il cinema Trevi (vicolo del Puttarello, 25), venerdì 3 e sabato 4 ottobre.
La prima giornata comincerà con una vera e propria 'chicca', presentata nel festival parigino del 2012 ma ancora inedita in Italia: La via del tè di Michel Noll e Zhou Weiping, straordinario viaggio lungo la più antica via commerciale di tutti i tempi, teatro di innumerevoli avventure umane; seguiranno Forever runner - Campionessa per sempre di Da Jung Jang, storia di una campionessa taiwanese di ultramaratona che inizia una nuova vita dopo aver perso l’uso di entrambe le gambe, e Cotone di Zhou Hao, che annoda le vite di coltivatori e operai seguendo la filiera dell'oro bianco cinese.
La seconda giornata inizierà con Taishan, la nostra patria di Xu Hualin, portandoci in uno dei luoghi d'origine dei cinesi d'oltremare, proseguirà quindi con Diario di un villaggio di Jiao Bo, vivido racconto di un anno vissuto nel cuore della Cina rurale, per concludersi infine con La mia casa di Cui Yi, ritratto di Shanghai dal punto di vista di un gruppo famiglie che viene trasferito dal suo vecchio quartiere, a seguito di un piano di demolizioni.
Due eventi speciali sono inoltre previsti al Convitto nazionale e presso l'Istituto Confucio, partner della manifestazione (Università di Roma "La Sapienza"). Nella mattinata di venerdì gli studenti del Convitto nazionale (Piazza Monte Grappa 5) assisteranno alla proiezione di La mia Casa di Cui Yi. Sabato mattina, presso l'Istituto Confucio, (via Principe Amedeo, 182 b) la proiezione di Taishan, la nostra patria saluterà l'inaugurazione dei corsi di cinese dell'anno accademico 2014-15 e sarà l'occasione per coinvolgere nella manifestazione non soltanto gli studenti di lingua cinese, ma anche la comunità cinese residente a Roma.
Luci dalla Cina è organizzata da Id - Cultura editoriale e comunicazione, con il coordinamento di Markus Nikel. Oltre che dell'Istituto Confucio di Roma, la manifestazione ha il patrocinio della Fondazione Italia Cina, dell'Anica, del Centro Sperimentale di Cinematografia, di Artisti 7607, di Doc/it, dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Roma e della Regione Lazio.
I film
La via del tè di Zhou Weiping e Michel Noll (2008, 90'; versione inglese sottotitolata in italiano)
Per la prima volta la più antica pista carovaniera svela i suoi misteri. Un percorso di oltre 4.000 km, che attraversa oasi sospese al di sopra del mare, tre zone climatiche, numerose foreste vergini e una ventina di catene montuose, fino alle nevi perenni del Tetto del mondo, l'Himalaya. È la via commerciale più straordinaria di tutti i tempi, teatro spettacolare di innumerevoli avventure umane, forse il più autentico regalo che la Cina ha fatto al mondo intero. Attraverso queste splendide riprese impariamo a conoscere le storie e i molteplici volti del "popolo del tè", coltivatori e carovanieri, artigiani e proprietari di caravanserragli, mercanti di cavalli e monaci buddhisti.
Zhou Weiping, diplomato all'Accademia delle arti dello Yunnan, direttore delle fotografia e montatore in numerosi documentari, è passato alla regia con The Horse Caravan to Beijing (2005).
Michel Noll, regista, produttore e distributore cinematografico, specializzato nel documentario, dirige dal 2009 "Écrans de Chine", festival del documentario cinese indipendente che si tiene a Parigi.
Forever Runner - Campionessa per sempre di Da Jung Jang (2013, 70'; versione cinese, sottotitolata in italiano)
Chiu è una campionessa di ultramaratona e a Taiwan detiene ogni record nella sua categoria. Nel 2008 partecipa, in Francia, a una gara lunga 18 giorni, piazzandosi al secondo posto nella classifica femminile. Al termine della gara, a causa di una grave infezione, viene trasportata d'urgenza, in elicottero, in un ospedale di Montpellier, dove le vengono amputate entrambe le gambe e il medico la dichiara in fin di vita. Ma Chiu, miracolosamente, sopravvive, e inizia un programma di riabilitazione, al termine del quale tornerà a correre l'ultramaratona, questa volta su un triciclo personalizzato. Il film segue il riscatto di Chiu, dal ritorno a Taiwan fino al giorno in cui taglia di nuovo il traguardo, in Francia.
Da Jung Jang, regista e produttore cinematografico, dal 2005 collabora con Discovery Channel Asia; con la sua società, Impress Productions, ha realizzato diversi lungometraggi, tra cui School from nowhere (2013) e Kung fu girls (2014).
Cotone di Zhou Hao (2014, 95'; versione cinese, sottotitolata in italiano)
Partendo dai campi di cotone dello Xinjiang, Nord-Ovest della Cina, passando per le filande e le officine di sartoria, fino alle passarelle del "Fashion Week" di Guangdong, nel Sud del Paese, il film segue l'intero percorso dell'oro bianco cinese, mostrando la precarietà estrema che caratterizza le condizioni di lavoro nei vari segmenti di questa filiera. Ogni tappa del viaggio è incarnata da personaggi diversi: Ye e sua moglie, che conducono la dura vita dei coltivatori di cotone, lavorando per la loro piccola cooperativa; la giovane operaia Ping, che fila il cotone in una fabbrica dove i ritmi di lavoro sono intensissimi; Wei e sua moglie, che, dopo una giornata di lavoro pesante, passata a cucire e imballare jeans, scendono nel seminterrato della fabbrica, dove vivono in una piccola stanza, con un letto e una cucina di fortuna.
Zhou Hao, giornalista di formazione, dal 2001 si è dedicato al documentario. I suoi film, Hou Jie Canton (2003), L'Année Senior (2006), L'Usage (2008), La Période de Transition (2009), hanno partecipato con successo a numerosi festival internazionali.
Taishan, la nostra patria di Xu Hualin (2014, 45'; versione cinese, sottotitolata in italiano)
Taishan è una contea del Guangdong,che si affaccia sul Mar della Cina, nel delta del fiume delle Perle, non lontano da Hong Kong e Macao. La sua storia ha un valore emblematico; dalla fine dell'Ottocento è stata infatti il principale luogo di origine dell'emigrazione dei "cinesi d'oltremare". Pur essendosi dispersi in un'ottantina di paesi del mondo, gli emigrati cinesi hanno conservato un legame molto forte con la loro madrepatria durante tutto il Novecento, quando con le loro rimesse hanno favorito lo sviluppo di Taishan, e in particolare dei caratteristici "Xu", i mercati di villaggio dalle pregevoli architetture, in cui i molteplici influssi dell'arte occidentale si combinano con i tipici stilemi cinesi. Attraverso materiali di archivio, fotografie, immagini e interviste a studiosi e a cinesi emigrati, il documentario ripercorre la storia di questo particolarissimo "luogo della memoria" cinese, che ha il potere di riportare in superficie i ricordi, anche quelli dolorosi, di un intero popolo.
Xu Hualin, laureatasi in legge alla Fudan University di Shanghai, si è appassionata al documentario di contenuto storico lavorando per la TV del Guangdong; nel 2008 ha collaborato alla realizzazione della serie The Journey of Danube.
Diario di un villaggio di Jiao Bo (2014, 97'; versione cinese, sottotitolata in italiano)
Shaoyu è un villaggio rurale dello Yimeng, una zona montagnosa della Cina. Qui i tradizionali costumi cinesi sopravvivono ancora, anche se non mancano rapporti intensi con il mondo esterno. Il documentario racconta la vita del villaggio durante l'arco di un intero anno solare, concentrandosi su quattro personaggi: Du Shenzhong, un poetico contadino-intellettuale con la passione per la musica, sua moglie Zhang Zhaozhen, pragmatica e infaticabile; il segretario locale del Partito, Zhang Zi'en, che amministra direttamente il villaggio, cercando di mediare tra gli interessi di tutti; lo studente universitario Leilei, che accetta con difficoltà le abitudini e lo stile di vita delle generazioni più anziane. Un interessante spaccato della Cina rurale dei nostri giorni, dei cambiamenti e dei problemi che l'attraversano.
Jiao Bo, fotografo e documentarista, ha raggiunto il successo in patria con la serie fotografica "Mio padre e mia madre", che stata premiata anche nell'ambito del primo World Folkways Photo Competition (1998).
La mia casa di Cui Yi (2014, 86'; versione cinese, sottotitolata in italiano)
Nel centro di Shanghai, in via Jinyaun, sorge una delle ultime bidonville della grande metropoli. Le autorità hanno avviato un programma di demolizione dei vecchi alloggi, che prevede l'assegnazione di nuovi appartamenti e il trasferimento di 2652 famiglie. Messi di fronte alla prospettiva di una nuova vita, con l'ansia che ne deriva, gli abitanti di via Jinyuan sono costretti a misurarsi con le proprie aspettative, con i desideri dei familiari, e ad affrontare turbamenti e complicate emozioni, a discutere tra loro, a venirsi incontro, a fare compromessi. Il trasferimento tanto atteso influisce sui sentimenti di ognuno. Inizia la difficile "guerra della comunicazione" tra il governo e le masse, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle; guerra a cui partecipano i vecchi coniugi Guan e le loro figlie, l'inquilina Fu Weimin, incinta di sei mesi, l'esperto cuoco che lavora da vent'anni in un ristorante del quartiere.
Cui Yi, diplomatosi in regia all'Accademia del film di Beijing, lavora presso lo Shanghai Media Group; nel 2007 il suo film Their Long March Outstanding è stato premiato dall'Associazione dei giornalisti di Mosca.
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