Pechino, 14 dic. - La Cina potrebbe rinunciare alla sua parte dei fondi destinati alle nazioni emergenti per la lotta ai cambiamenti climatici: lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri He Yafei nel corso di una lunga intervista concessa al Financial Times a margine del vertice di Copenaghen. "Le risorse finanziarie da mettere a disposizione dei paesi in via di sviluppo per la riduzione delle emissioni dannose sono un obbligo legale - ha detto He - ma questo non vuol dire che la Cina prenderà la sua quota. Probabilmente non lo faremo. Non ci aspettiamo aiuti da Stati Uniti, Gran Bretagna o altri". La posizione della Cina al vertice di Copenaghen è la stessa adottata da sempre: il Dragone – che insieme agli Usa produce il 40% delle emissioni mondiali – sostiene che i paesi sviluppati debbano ricoprire un ruolo guida nella lotta ai cambiamenti climatici, fornendo alle nazioni emergenti assistenza finanziaria e tecnologica. Al momento l'Unione europea ha proposto 7.2 miliardi di aiuti, una somma liquidata come "insignificante" dai paesi in via di sviluppo. Nonostante al vertice sia in corso uno scontro verbale tra Cina e Usa, le parole di He Yafei suonano come una parziale apertura, anche se il viceministro non ha risparmiato diverse frecciate alle altre nazioni partecipanti: "La Cina non sarà un ostacolo al raggiungimento degli accordi. So che se questo accordo non verrà raggiunto in molti incolperanno la Cina, ma si tratta di un trucco di alcuni paesi sviluppati. Essi devono esaminare le loro posizioni e non utilizzare la Cina come scusa".