Pechino, 24 giu.- Dopo aver rilasciato su cauzione Ai Weiwei, la polizia ha liberato anche due soci dell'artista e il cugino, nonché suo autista, Zhang Jinsong. Lo ha riferito Gao Ying, madre di Ai, secondo cui Zhang - conosciuto tra gli amici come Xiao Pang – "è tornato a casa in buono stato mentale, sebbene abbia perso all'incirca 9 kg" riferisce la madre di Ai Weiwei, Gao Ying. Di lui si erano perse le tracce poco dopo l'arresto di Ai. "Sono finalmente tornati a casa e ora la famiglia è nuovamente riunita. Siamo tutti molto felici. Ogni cosa arriva a una conclusione e siamo felici di come la nostra storia si sia conclusa" ha affermato la donna.
Liberi anche il contabile Hu Mingfeng, 55 anni, e il disegnatore dello studio di Ai Wewei, Liu Zhengang, 49, dei quali si erano perse le tracce qualche giorno dopo l'arresto del dissidente. Ancora nessuna notizia sull'amico di Ai, Wen Tao, 38 anni, giornalista espulso dal quotidiano Global Times per aver trattato questioni relative ai diritti umani.
Arrestato con l'accusa di evasione fiscale con la sua compagnia Beijing Fake Cultural Development Ltd, l'uomo sarebbe stato rilasciato mercoledì per buona condotta nell'aver collaborato ammettendo il crimine e dicendosi pronto a ripagare i danni. Ma la famiglia di Ai è convinta che le accuse e la detenzione siano in realtà da imputarsi alla sua attività politica e sociale e che ciò abbia coinvolto le persone che gli stavano vicine come amici e colleghi.
Ieri, alla domanda se e perché la polizia stia trattenendo i tre uomini, il portavoce del ministro degli esteri Hong Lei aveva dichiarato: "La Cina è un Paese governato dalla legge. Per la situazione specifica vi prego di consultare direttamente le autorità competenti". Nemmeno la polizia ha voluto rispondere alle domande riguardanti i tre uomini scomparsi e ha rifiutato di registrare i loro nomi tra i dispersi.
Poi Hong Lei aveva spiegato che dal 3 aprile, data in cui si sono perse le sue tracce, Ai è sempre stato sotto sorveglianza residenziale. Le misure in materia non richiedono che la polizia rilasci informazioni ai familiari, come invece prevede la detenzione, e concede alla polizia sei mesi piuttosto che uno, prima di dover riferire il caso all'accusa. Normalmente viene paragonata agli arresti domiciliari, ma il regolamento non specifica cosa si intenda per "residenza". E Ai Weiwei è stato detenuto in un luogo imprecisato.
Intanto, da due giorni gli occhi e microfoni di tutto il mondo sono puntati su Fake 258, casa-laboratorio di Ai, ma dall'artista-dissidente non una parola sulla detenzione. Le direttive di Pechino sono chiare: "Non posso fornire alcuna informazione, né rilasciare interviste", ha spiegato ieri lo stesso artista.
E ai giornalisti che affollano Fake258, l'archistar parla di altro: "Ho tagliato i capelli, sembro più brioso" scherza l'artista con indosso una T-shirt con il suo nome a caratteri cubitali. "E' fantastico essere di nuovo a casa" aggiunge poi frettoloso Ai, cui non è permesso lasciare Pechino da qui ad un anno. "E' fondamentale non offrire ad Ai Weiwei, che potrebbe essere chiamato in giudizio in qualsiasi momento, l'opportunità di distruggere le prove della sua colpevolezza" aveva reso noto il portavoce del ministero degli Esteri con riferimento al reato di evasione fiscale per cui è indagato.
Nel frattempo, nonostante la polizia, la residenza si è trasformata in una meta di pellegrinaggio per i suoi sostenitori, molti dei quali hanno lasciato messaggi di solidarietà tra cui spiccano due cartelloni, uno in cinese e l'altro in inglese, con su scritto "Io amo Ai Wewei".
di Sonia Montrella
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