Roma, 11 nov.- Per Pechino sono in arrivo oltre 200 milioni di dollari da investire in energie pulite e in reti di distribuzione di gas naturale: a tanto ammonta il prestito devoluto dall'Asian Development Bank (ADB) destinato a sostenere il Dragone nella sua battaglia per la riduzione del consumo di carbone e per lo sviluppo di energie verdi. La notizia arriva a pochi giorni di distanza dall'allarme lanciato dall'Agenzia internazionale dell'energia (IEA) secondo cui tra il 2009 e il 2035 si assisterà a un'impennata del prezzo e della domanda di petrolio. In particolare il costo dell'oro nero crescerà dell'88% fino a raggiungere, nel 2015, i 100 dollari a barile. Nello stesso periodo la domanda aumenterà del 18% trainata dai Paesi emergenti e in particolare della Cina, responsabile per circa la metà dell'incremento. I 200 milioni di dollari, fa sapere l'ADB, provengono dal Municipal Natural Gas Infrastructure Development Project – istituito per incrementare lo sviluppo di gas naturale nelle zone meno sviluppate della Cina - e saranno effettivi durante la seconda fase del progetto. E proprio grazie a questi prestiti, China Gas Holdings Limited - una delle aziende private di punta del settore della distribuzione di gas naturale – incrementerà la copertura nelle piccole e medie città nel centro e nell'ovest del Paese. "Il progetto ci permetterà di procurare fonti energetiche pulite, durature e affidabili a quelle persone che vivono in città emergenti in cui le strutture esistenti non sono in grado di soddisfare le necessità dei cittadini" ha spiegato Hisaka Kimura, senior investment specialist del dipartimento ADB private sector operation. Kimura spiega che l'obiettivo di Pechino consiste nell'aumentare entro il 2020 il consumo di gas naturale dal 4 al 10% - per avere un'idea, un milione di metri cubi di gas naturale sostituiscono 1,350 tonnellate di carbone – e che ADB fornirà inoltre una sovvenzione di 592mila dollari per assistenza tecnica. Il fondo, amministrato dalla banca stessa, fa parte del Clean Energy Financing Facility (progetto ideato nel 2007 allo scopo di migliorare la sicurezza energetica nei Paesi emergenti e fronteggiare i cambiamenti climatici) e vanta il contributo del governo australiano, norvegese, spagnolo e svedese.
L'aumento dei consumi energetici cinesi viene preso con estrema serietà dagli analisti di settore: tra il 1999 e il 2009 il Dragone ha visto aumentare del 93% il proprio consumo di petrolio, hanno spiegato gli esperti di Macquarie research, società di analisi e ricerche. "Ciò ha prodotto – continuano gli analisti –un aumento dell'11% sul consumo totale globale". E sembra che in futuro la situazione non cambierà di molto: "la domanda cinese subirà un incremento del 75%, circa un terzo dell'aumento della domanda energetica globale che nel 2035, sempre secondo l'AIE, porterà il consumo totale a 16,7 miliardi di tonnellate di petrolio.
"L'espansione del mercato petrolifero e il taglio delle emissioni di Co2 rappresentano la mia più grande preoccupazione" ha dichiarato Fetih Birol, chief economist dell'IEA. "La domanda proveniente dai mercati emergenti sarà forte, ma vedo una mancanza di intenti politici unitari diretti a combattere le emissioni". E a proposito delle proiezioni del 2035 Birol ha commentato: "La traiettoria non è buona per nessuno. La situazione dei Paesi importatori è fragile. Ci sono dei progetti in cantiere per accantonare il petrolio nel settore trasporti di molte nazioni 'consumatrici'. Soluzione che molti Paesi esportatori non gradiranno".
"Attualmente la dipendenza da combustibili fossili è ancora alta, il che comporta un aumento del 21% da qui al 2035 di emissioni di Co2, passando così dai 29 miliardi di tonnellate del 2008 ai 35 miliardi. Se così fosse si assisterà a un aumento di 3-5 gradi celsius della temperatura" sostiene ancora l'agenzia.
Intanto proprio dall'AIE arrivano due progetti, "New Policies Scenario" e "450 Scenario" allo scopo di contenere il riscaldamento globale. In particolare, il secondo – il cui costo si aggira attorno al trilione di dollari - mira a ridurre la concentrazione di diossido di carbonio e altri gas serra nell'atmosfera a 450 parts per million (ppm) riuscendo così a limitare a massimo 2 gradi l'aumento della temperatura.
di Sonia Montrella
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