A INIZIO DICEMBRE CALO DEI DEPOSITI BANCARI

Pechino, 16 dic.- Fuga dalle grandi banche cinesi? Lo riferiscono fonti non identificate al quotidiano "21st Century Business Herald", secondo il quale nei primi dieci giorni di dicembre i principali istituti di credito del Paese hanno registrato un profondo calo nei depositi.
Tra l'1 e il 10 di dicembre, dicono le fonti del quotidiano economico, le quattro grandi banche cinesi che da sole custodiscono oltre la metà dei conti correnti del Paese hanno registrato un calo nei depositi pari a 400 miliardi di yuan (circa 48.4 miliardi di euro). La Banca più colpita è Bank of China, che da sola avrebbe assistito a un crollo pari a 200 miliardi di yuan, ma i correntisti hanno ridotto i depositi anche presso Industrial and Commercial Bank of China, Agricultural Bank of China e China Construction Bank.
In totale, a novembre i depositi bancari erano cresciuti di 324.7 miliardi di yuan, dopo un crollo a quota 201 miliardi nel mese di ottobre: secondo il 21st Century Business Herald, il calo determinerà un ulteriore riduzione della liquidità per le banche, limitando la loro capacità di erogare di credito.
Nelle ultime settimane una raffica di dati sembra confermare un rallentamento dell'economia cinese: secondo i dati pubblicati sabato dall'Amministrazione Generale delle Dogane di Pechino, nel mese di novembre le spedizioni dalla Cina verso l'estero sono cresciute del 13.8% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, un risultato che - se si escludono le distorsioni dei mesi di gennaio e febbraio, nei quali tradizionalmente si celebra il Capodanno Cinese - porta l'export del Dragone ai minimi dal dicembre 2009. In calo anche il surplus commerciale che Pechino vanta nei confronti del resto del mondo, così come il manifatturiero, che a novembre è entrato in fase di contrazione per la prima volta in tre anni.
Il 30 novembre scorso la Banca centrale aveva tagliato il coefficiente di riserva delle banche per immettere maggiore liquidità nel sistema, una mossa di segno completamente opposto a quelle adottate negli ultimi tre anni, nel corso dei quali il governo aveva sistematicamente ridotto la quota di cui possono disporre gli istituti di credito al fine di ridurre i prestiti e lottare contro l'inflazione.
di Antonio Talia
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