« Vogliamo entrare nella produzione»
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« Vogliamo entrare nella produzione»

« Vogliamo entrare nella produzione»

Parla Wang Qunbin. Presidente di Fosun
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MILANO
Australia, Canada, Francia, Grecia e, manca poco, anche l'Italia. Segue un tracciato simile a quello del fondo statale China investment corporation (Cic) lo shopping planetario di Fosun, megaholding privata, gran contribuente del fisco cinese, con interessi che spaziano dalle miniere di rame alle catene distributive di farmaci, dai mass media alla moda, al turismo.
«L'obiettivo è diversificare, ma la differenza tra noi e loro (il fondo Cic) è che in questi paesi, inclusa l'Italia, noi non vogliamo fare solo investimenti finanziari, vogliamo diventare partner di aziende realmente produttive, che abbiano un valore aggiunto e che guardino alla Cina. Lo facciamo acquisendo quote del capitale per aiutarle a rafforzarsi sul nostro mercato e, soprattutto, ad andare in Borsa», dice Wang Qunbin, 43 anni (ma ne dimostra dieci di meno), nato nello Zhejiang, laurea in management alla Fudan university di Shanghai.
È uno dei quattro moschettieri freschi di università che 19 anni fa hanno creato dal nulla, con soli 4mila dollari, una società come Fosun che oggi vanta ramificazioni globali, un conglomerato da 30 miliardi di renminbi di capitalizzazione, ricavi per 34,9 e 4,6 miliardi di profitti netti nel 2009.
«Abbiamo appena comprato il 9,5% di Folli Follie, azienda greca che in Cina vanta una bella catena di negozi di abbigliamento, è stato il nostro modo di aiutare la Grecia, Folli Follie piace ai cinesi, con il nostro aiuto aprirà nuovi negozi», continua il presidente Wang Qunbin. L'imprenditore è stato invitato a Milano in occasione dell'apertura di Milano Unica, la principale rassegna di prodotti tessili, dal presidente uscente Pier Luigi Loro Piana, il quale ha annunciato che al suo successore - Silvio Albini - toccherà un nuovo compito: l'organizzazione di Milano Unica in Cina, dall'anno prossimo, a marzo e ottobre, a Pechino e a Shanghai, sotto forma di evento-showroom.
Prima di Folli Follie, Fosun aveva investito nei ClubMed francesi ma, adesso, il vertice dell'azienda si dice «vicinissimo a un accordo con un importante protagonista della moda e degli accessori made in Italy».
Fanno sul serio, dunque, mescolando l'orgoglio di essere (cosa non da poco, in Cina) «un'azienda autenticamente privata che opera nell'interesse comune».
«La taglia di un'azienda per noi non è un ostacolo all'acquisto - commenta Wang riferendosi al caso di Bulgari finita nell'orbita francese - però ci interessano due cose: che il prezzo dell'acquisizione sia giusto e che Fosun entri nel capitale dell'azienda».
Ma nei piani dei cinesi non c'è solo la moda. Wang, che è anche vice presidente dell'associazione delle industrie farmaceutiche cinesi, ne è più che convinto: «Quello chimico-farmaceutico italiano è un settore molto, molto interessante». Gli interessati sono avvertiti.
RIPRODUZIONE RISERVATA

14/09/2011
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