### Tra Cina ed ex Birmania e' la fine di un lungo idillio - TACCUINO DA SHANGHAI
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### Tra Cina ed ex Birmania e' la fine di un lungo idillio - TACCUINO DA SHANGHAI

### Tra Cina ed ex Birmania e' la fine di un lungo idillio - TACCUINO DA SHANGHAI

di lettura

di Alberto Forchielli *

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Il raffreddamento delle
relazioni tra Cina e Myanmar e' probabilmente una delle
principali novita' politiche del sud-est asiatico. Nell'ex
Birmania e' in atto un cambio non di regime ma della politica
del regime: esiste un'ottimistica attesa di un allentamento
della morsa dittatoriale. Il presidente di un governo
formalmente civile, dopo anni di potere militare, Thein
Sein, ha promesso un'amnistia. Nonostante i prigionieri
liberati siano stati minori delle attese (e soprattutto si
registrino pochi detenuti politici), la speranza non e'
svanita. I talenti esiliati sono stati invitati a tornare
per ricostruire il paese, mentre la censura tra poco, e'
stato promesso, non reprimera' piu' la dissidenza. Persino la
vittima piu' illustre del regime, il premio Nobel Aung San
Suu Kyi, ha espresso una moderata soddisfazione: "Stiamo
iniziando a vedere l'inizio del cambiamento". E' la
conclusione logica dei colloqui ripetuti che la leader
dell'opposizione ha avuto con la dirigenza. Il governo
birmano sta infatti cercando di uscire, tra molte
resistenze, dall'isolamento del mondo occidentale. Il paese
non riesce a reperire il know-how ed i capitali necessari
per rompere l'assedio del sottosviluppo e della poverta'. Le
sue enormi dotazioni naturali - sia minerarie che agricole -
hanno bisogno di investimenti. Invece e' l'embargo a
caratterizzare i rapporti sempre tesi con l'Occidente. Nel
tentativo di spezzare questo assedio - con l'ambizione di
guadagnare la Presidenza dell'Asean nel 2014 - Myanmar ha
posto una brusca frenata ai rapporti con la Cina. Pechino e'
da molti anni il protettore non occulto della Birmania. I
rapporti con Naypydaw (la nuova monumentale capitale che ha
sostituito la vecchia Rangoon) sono sempre stati eccellenti,
ma ora il presidente birmano ha fermato i lavori, almeno
fino al 2015, di un'importante diga sul fiume Irawaddy. La
costruzione di Mytsone, la piu' importante dei 7 sbarramenti
sul fiume che innerva e alimenta tutto il paese, era frutto
di un accordo finanziato interamente da Pechino con 3,6
miliardi di dollari. Il progetto avrebbe dovuto fornire
elettricita' alla zona, ma soprattutto alleggerire il deficit
energetico della confinante provincia cinese dello Yunnan.
Oltre ai capitali, Pechino aveva fornito la tecnologia, gli
strumenti, la manodopera. La costruzione era stata affidata
al gigante cinese China Power Investment Corporation,
congiuntamente all'azienda di stato birmana Asia World
Company. La presenza di entita' pubbliche ha rafforzato la
reazione di Pechino, che ha richiesto il rispetto dei
contratti firmati (sia per le aziende che per le maestranze)
e degli investimenti intrapresi. Myanmar non e' arretrata
dalle sue posizioni, sancendo cosi' una crisi inedita tra i
due vicini. La presenza cinese nel paese, della quale la
diga di Mytsone e' l'esempio piu' evidente, e' avvertita spesso
come un'invasione interessata, piu' che come un aiuto tra
paesi in via di sviluppo. Oltre alla comunita' stanziale,
esistono nel paese fino a 2 milioni di lavoratori cinesi. Le
importazioni dal Dragone rappresentano il 40% del totale,
mentre gli investimenti della Cina sono di gran lunga i piu'
importanti (10 miliardi di Usd nell'ultimo anno, i 2/3 del
totale). Tuttavia la diga e' stata a lungo osteggiata
dall'opposizione, dalla stampa venata di nazionalismo, dai
gruppi ambientalisti. Si e' trattato di una resistenza che ha
attraversato il paese e che inaspettatamente il Governo, per
una volta sensibile alle pressioni interne, ha recepito. Per
la Cina si tratta di un segnale da non sottovalutare, anche
perche' e' l'ultimo di una serie di allarmi. Pechino sembrava
avere trovato un modus vivendi redditizio. Offriva di salire
sul carro dello sviluppo economico e garantiva amicizia
politica. Per molti anni questo magnete ha funzionato, ma
ora le preoccupazioni aumentano per l'ingombro e le
richieste della Cina. L'inimicizia con l'India e con il
Giappone e' ormai una costante storica. Le tensioni con il
Vietnam e le Filippine segnalano antagonismi anche militari
per il controllo delle isole del Mar Cinese Meridionale.
Perfino dall'Africa - dallo Zambia - arrivano segnali di
raffreddamento della pragmatica amicizia con la Cina. Le
crepe nel muro birmano-cinese sono tuttavia nuove, forse per
questo piu' rumorose e pericolose.

* presidente Osservatorio Asia

(RADIOCOR) 07-11-11 16:01:36 (0224)news,FE,ASIA 5 NNNN
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